L’intervista è andata in onda nello Spazio Arancio di TV 2000. Francesco Manna ripercorre la sua vita con Graziella, dal primo incontro – «non è stato un amore a prima vista», ammette l’autore del libro – al matrimonio, dalla nascita dei figli all’arrivo della malattia. «È iniziata nel 2000», ricorda Francesco, «con un esame che non dà l’esito sperato. Poi si manifesta nel 2004, e da lì è cominciato il suo calvario». A ritirare le analisi era sempre il marito: «lei non aveva il coraggio», racconta con un sorriso.
Passano 6 anni, il peggio sembra alle spalle. Ma è proprio allora, nel 2010, che l’ennesimo esame fa ripiombare la famiglia nell’incubo. «Il mio cuore capiva, però non volevo accettare quella realtà». Graziella, la donna guerriera, non si dà per vinta e combatte la malattia con la sua arma più potente: «Ha sempre affrontato il male con un sorriso. Verso gli amici, verso i parenti, verso gli stessi medici. Lei ha avuto sempre quella forza, quel coraggio di andare avanti, di lottare sempre e comunque. Perché riteneva che la vita andava vissuta fino all’ultimo, e fino all’ultimo non bisogna mai arrendersi».
E Graziella ha vissuto fino all’ultimo istante, e lo ha dimostrato fino agli ultimi giorni: «Talmente forte era la voglia di andare avanti che lei scrisse due lettere, e io ho voluto inserirle nel libro. Possono sembrare frasi banali – “voglio vivere”, “voglio fare la pizza ai miei figli”, “voglio andare in montagna” – ma in quel contesto fanno capire la voglia di vivere e di lottare che c’è in una persona».
Fabio Bolzetta legge ancora una frase di Graziella tratta dal libro, una frase talmente forte da risultare quasi inaccettabile: «“Se questa malattia doveva colpire qualcuno di noi, sono contenta che sia capitata a me. Il solo pensiero di veder soffrire i nostri figli, o peggio ancora te, mi avrebbe fatto impazzire di dolore”».
Graziella si spegne, e Francesco ritrova il suo amore nella scrittura: «Per me è stata una terapia. Volevo renderla immortale. Questo mi ha aiutato tanto, e ha aiutato anche i ragazzi. Con questo libro, è come se in un certo senso avessero la mamma sempre con loro».