La “grande storia” è quella dei conflitti e delle politiche nazionali ed internazionali; la “piccola storia” è quella personale ed individuale. La testimonianza personale, come si sa, è fragile, parziale, incompiuta, ma esprime il vissuto, unisce soggettività e oggettività, individuale e collettivo, pubblico e privato».
Il pezzo è stato pubblicato nella sezione blog, per La Città Nuova.
Nazmi fugge da quel «Kosovo, dove la gente respirava paura, spari e aria di guerra e dove la casa in cui era nato era stata distrutta nei primi scontri. […] il Kosovo diventa rosso per il fuoco e per il sangue e Nazmi si trova a dover investire tutti i risparmi per tentare di salvare la sua famiglia, con il peso di lasciare la madre anziana a casa, senza sapere se la rivedrà».
La storia di Cucala diventa paradigma dell’immigrazione, di disperazione che diventa clandestinità, di richieste d’aiuto che s’infrangono contro le scogliere della burocrazia, di speranze schiacciate e calpestate. «l’impossibilità di salvarsi in modo regolare, visti che non arrivano, richieste di soldi, documenti falsi, poliziotti che respingono, approfittatori, passeur che tradiscono, passeur di cui sai di non doverti fidare ma di cui sei costretto a fidarti perché non hai altra scelta, nuove richieste di soldi, pianti, «non saper più dove sbattere la testa»
Una storia autentica, sincera, attuale, che risuona sul Quotidiano nazionale e si riflette negli occhi di migliaia di persone in fuga dalla morte, per cercare la vita.
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