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12 Lug
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Intervista all'autore - Maria Luisa Cardano -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nata e cresciuta?
Sono nata e cresciuta a Napoli, città cui sono molto legata e infatti anche protagonista di una composizione all'interno del testo.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Forse consiglierei "il gabbiano Jonathan Livingston", che ho letto proprio da adolescente, ai primi anni del liceo. Insegna l'importanza della libertà e dell'autenticità, dell'essere e divenire ciò che si è, senza temere la differenza.
Una delle principali sfide evolutive che impegna l'adolescenza, età tanto ricca quanto complessa, è proprio la scoperta e la costruzione della propria identità, dunque ritengo possa essere preziosa questa lettura.
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’eBook?
Penso che l'eBook, oltre ad essere economicamente più sostenibile, sia molto comodo, facile da portare sempre con sé.
Tuttavia io sono un'amante del cartaceo, i libri mi piace sfogliarli e sottolinearli, nonché vederli ben riposti nella libreria.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Per me è stata un amore ponderato, ci sono approdata pian piano nella prima età adulta.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Il bisogno di mettere nero su bianco le mie riflessioni, che nascono spontanee durante tutta la giornata, anche con il rischio di andar disperse. La scrittura invece è un modo per trattenerle e svilupparle ancora più in profondità.
Queste riflessioni poi hanno preso forma di poesia.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
A concedersi del tempo per riflettere, in un'era che spinge in direzione opposta e che maledice le pause, additate come tempo perso. Ma il tempo dedicato alla riflessione non è affatto tempo perso, se non in un'ottica capitalistica e utilitaristica.
Pensare è l'unico modo per essere soggetti critici, del mondo e di sé stessi, capaci di attribuire significati.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccola o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
No, ne ho preso coscienza da grande, nel momento in cui ho iniziato a trascrivere i miei pensieri.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ricordo bene la gioia esultante che ho provato quando ho ricevuto la proposta di pubblicazione. Due notti prima avevo sognato di essere stata contattata dall'editore, interessato a pubblicarmi; non mi sembrava possibile, a soli due giorni di distanza, che il sogno fosse diventato realtà.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
La prima volta che scrissi all'editore, gli inviai un'unica poesia, desiderosa di un riscontro; mi rispose che per la pubblicazione di un testo ne erano necessarie almeno una ventina. Sul momento pensai che non sarei mai riuscita a scriverne così tante, dato che ne avevo disponibili solo sei/sette. In realtà poi, la gioia di questa possibilità mi ha resa molto ispirata e creativa.
 
Il suo autore del passato preferito?
Seneca è uno dei miei preferiti.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro mi ricorda le mamme che raccontano le storie ai propri bambini. Penso possa essere un'ottima alternativa nei casi in cui per qualche motivo risulta difficoltoso il libro cartaceo, anche magari solo per stanchezza a fine giornata. L'importante, secondo me, è che alla lettura si dedichi del tempo esclusivo, dunque che l'audiolibro non diventi un modo per poter leggere mentre si fa altro.

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