Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è come lasciare libere le briglie della mente. Ci consente di sfuggire alla ragione, così come anche al mondo che ci circonda, e di volare con la fantasia.
Nei momenti di serenità permette di apprezzare ciò che di piacevole si sta vivendo, nei momenti di agitazione è una via per sfogare le proprie ansie, aprendosi ad un amico invisibile che non tradirà mai.
Scrivere per me è sempre stato come trovare uno spazio privato e quieto in cui pensare e capire chi veramente io sia. Sono convinta che ogni tanto sia necessario fermarsi e capire veramente chi si è e cosa si vuol diventare, scrivere aiuta in questo.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Nel racconto c'è molto della me di qualche anno fa.
Non si tratta tanto della descrizione della mia vita, quanto della mia persona.
Il testo è molto introspettivo, racconta di una crescita personale ed emotiva, inizialmente non avrei mai pensato di pubblicarlo, eppure eccoci qui.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per me è stato catartico. L'ho scritta in quinto superiore, quattro anni fa. Era un momento difficile per me, avevo bisogno di uscire dal mio guscio e di crescere.
Convogliai tutte le mie emozioni nella scrittura e, a mano a mano, facendo anche un collage di testi che avevo già scritto nel passato, ho costruito un racconto tutto mio, che mi aiutasse a capire quale fosse la direzione giusta da prendere. Così è stato.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata una missione.
Il testo si pone su tre piani spazio-temporali diversi ed era necessario scegliere un titolo che li raccogliesse tutti.
Mi sono fatta aiutare da diversi amici, ma alla fine il titolo che abbiamo rintracciato mi sembra calzante e rispettoso di tutte le parti del lavoro.
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Scelta ardua, credo che la me che scrisse 'Didone' avrebbe detto, senza ombra di dubbio, Peter Pan di Barrie.
Ora però non credo fare la stessa scelta. Penso sceglierei di portare con me un autore, perché su un'isola deserta non basterebbe essere in compagnia di un libro. Credo sceglierei Michael Ende, che tanto mi ha regalato con le sue opere.
Ebook o cartaceo?
È un'opinione molto personale, ma io mi sento di dire che preferisco il cartaceo, nonostante tutti i suoi limiti.
Quello che sogno per me, in un futuro non troppo lontano, è di avere una casa invasa di libri e delle loro storie.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Io non diventerò una scrittrice, non è il mio obiettivo, quello che ho scelto di fare è stato di condividere un percorso di crescita.
Penso che leggere il mio testo possa aiutare altre persone a crescere e a migliorare, portando avanti un percorso personale di riflessione.
Il mio sogno è che questo racconto possa accendere un po' una miccia in ogni lettore, e possa portarlo ad interrogarsi su alcuni aspetti del mondo, che magari prima non guardava.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Come ho già detto, questo lavoro non nasce come libro.
Nasce come un turbine di idee che su carta si sono ordinate.
Pensieri caotici si sono messi in fila, hanno preso forma.
Scrivere un unico testo, fatto quasi per essere letto, non è stato così complicato, non facevo altro che portare su carta un flusso di coscienza ininterrotto.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'emozione indicibile, non saprei descriverla.
C'è sicuramente una buona parte di soddisfazione, perché si completa un percorso, in qualche modo. È piacevole però, anche immaginare il proprio lavoro che, da chiuso in un cassetto, o in una cartella di pc, può prendere il volo e passare di mano in mano.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Una compagna di scuola.
Fu la prima, dalla quale ebbi la prima impressione.
Poi ce ne son state tante.
Ciò che mi ha colpito è come il test sia unico, eppure ognuno da una sua interpretazione più che personale. È bello vedere come la scrittura possa mutare la sua forma rispetto a chi legge.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è sicuramente un mezzo innovativo ed intelligente di diffondere la letteratura.
Al tempo stesso però, ritengo che sentirsi raccontata una storia non è come leggerla. Le intonazioni, la percezione di alcuni passi, potrebbe variare.
Ritengo quindi che può essere un nuovo mezzo di comunicazione, ma che non si possa vedere come sostitutivo della lettura.