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BookSprint Edizioni Blog

10 Gen
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Intervista all'autore - Daniele Ossola

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato in provincia di Mantova e sono cresciuto a Milano, dove ho conseguito la laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica e ho intrapreso la mia carriera lavorativa presso una multinazionale dell’informatica.

Da trent’anni mi occupo di teatro con attività di sceneggiatore, attore e regista. Da qualche anno sono passato dalla scrittura di testi teatrali a brevi racconti e romanzi.

 

2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non ho un libro in particolare ma suggerirei due filoni: romanzi d’avventura e gialli di stampo anglosassone. I primi aiutano a sviluppare la fantasia e la curiosità mentre i secondi la logica.


 


3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Umberto Eco affermava che i libri sono fatti per “essere presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell'intensità e regolarità delle nostre letture…”

Ma le vendite di ebook, anche se sono ancora inferiori rispetto a quelle dei libri tradizionali, sono in continua espansione. Si tratta di capire quanti anni dovranno trascorrere per misurarne il sorpasso.

 

4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Per me nessuna delle due. Ho sempre letto molto, sin da bambino e quando ho iniziato a scrivere copioni teatrali, l’obiettivo era di creare vicende e dialoghi che potessero far sorridere. Forse adesso, quando inizio la scrittura di un nuovo testo, mi preoccupo di fare ricerche storiche o approfondimenti sulle varie materie che vengono trattate nel racconto/romanzo.


 

5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La curiosità di cimentarmi nel filone giallo/horror. Ho sempre amato i gialli e non mi era mai sfiorata l’idea di scrivere qualcosa in merito. E’ una sfida.


 

6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il testo è ambientato in una Milano appena uscita dal secondo conflitto mondiale. C’è tutto da ricostruire e da inventare, dove molte persone si arricchiscono al limite della legalità ma con l’obiettivo di ascendere la scala sociale e affrancarsi da stenti e miseria. E’ un messaggio di speranza con alla base la voglia di crescere, di fare, nonostante le avversità che quotidianamente sono dietro l’angolo. Mai demordere.


 

7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Non è mai stato un sogno. Mi divertivo a scrivere semplici poesie, poi smettevo e dopo anni riprendevo con riflessioni su vari argomenti. Il tutto in un contesto destrutturato e senza precisi obiettivi. Anche adesso scrivo le cose più strane (mi piace variare modi di scrivere e argomenti da trattare) senza obiettivi temporali.


 

8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Avevo partecipato, due anni orsono, ad un concorso letterario improntato su romanzi gialli. Dall’alto della mia incompetenza in materia, mi ero affidato alla mia conoscenza in qualità di lettore che, a posteriori, ho scoperto non aver nulla in comune con le capacità di scrittore, con tutte le dinamiche legate a questo filone. Risultato: un disastro! Ho studiato, mi sono informato, ho scritto e riscritto la trama attenendomi ai canoni anglosassoni. Ho infarcito il romanzo di aspetti psicologici e storici con la determinazione di creare un prodotto in grado di competere nei vari concorsi letterari, che sono la mia cartina tornasole in grado di fornirmi una valutazione circa la leggibilità delle mie opere.


 

9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, mai. Quando inizio a scrivere una storia e incontro delle pause che m’impediscono di proseguire, non mi perdo d’animo. Aspetto giorni, settimane, intervengo e poi abbandono per poi ricominciare. Non avendo “ansia da prestazione” con un Editore che mette il fiato sul collo, scrivo quando mi piace, quando mi arriva l’ispirazione. Non mi è mai capitato, fortunatamente, di mettermi a computer e dire: “E adesso?”


 

10. Il suo autore del passato preferito?
In assoluto John Steinbeck con i suoi libri legati alla “depressione” statunitense di fine anni ’20. Davanti alla mia scrivania ho un quadro, dipinto ad acquarello, che rappresenta i due camminatori in cerca di lavoro, protagonisti di “Uomini e topi”. Ogni volta che lo guardo mi dico: “Vai avanti, sempre, alla ricerca di un futuro migliore!”


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono desolatamente impreparato in materia poiché non riesco a individuare un target di lettori/ascoltatori se non in letti d’ospedale, di qualcuno convalescente o persone con disturbi alla vista. A meno che, sia rivolto a qualcuno sdraiato su un lettino o seduto su una sdraio a prendere il sole…

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