È una terra edenica, ma è anche la terra dei rimorsi per lo iato che nei secoli si è prodotto tra la sua bellezza , la sua ricchezza e il tragico sfruttamento delle persone e delle cose. Questo iato, nei tempi andati, si manifestava nello spettacolare rito religioso contadino delle tarantolate. L’avvelenamento del morso della taranta era un avvelenamento simbolico, si manifestava nei momenti cruciali di passaggio della vita e si rappresentava in uno spazio considerato “sacro”. Nel libro “Fresco mattino come la tua spalla” il suicidio della taranta rappresenta la crisi del sacro nelle moderne società industriali. Mi sono dedicato alla scrittura creativa negli anni ‘90 che segnano la crisi nella mia formazione politica, culturale e religiosa. Attraverso la scrittura ho potuto ripensare il mio background culturale.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Amo rimuginare pensieri, sogni notturni, immagini nei ritagli della quotidianità e delle letture che prediligo e quando è matura un'idea, cerco di rappresentarla con immagini e metafore. Sviluppo così dei nuclei tematici che apparentemente sono slegati tra loro e lascio al lettore la curiosità di trovare i legami ,i nessi , le corrispondenze e la trama tra i pensieri. Il lettore è obbligato a ripercorrere il mio stesso intricato sentiero mentale.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Per rimanere agli italiani prediligo come romanziere Ignazio Silone il quale, pur nella sua apparente semplicità, riesce nel contempo ad avere, come aveva intuito Camus, un respiro europeo. La provincia italiana con il suo mondo contadino e cafone assurge a simbolo dell’ umanità sofferente, umiliata e offesa. Tra gli scrittori stranieri prediligo Borges. Per la poesia amo le donne del Secondo Novecento da Amalia Rosselli ad Assunta Finiguerra e Maria Grazia Lenisa. Nella seconda metà del secolo scorso, per me, le donne sono state le poete che hanno creato i versi più belli. In campo internazionale Mandel’stam che per sopravvivere nell'inferno staliniano ci lasciò questi versi: "Mi lavavo all'aperto ch’era notte./Di grezze stelle ardeva il firmamento".
4. Perché è nata la sua opera?
Per un dolore profondo che ha lasciato in me una ferita ancora non rimarginata.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
In “Fresco mattino come la tua spalla” ho messo in esergo questa frase di G.L.Borges: "Potrò mai scrivere io una poesia che non sia situata in Buenos Aires?”. L'antica Kailìa (così si chiamava una volta Ceglie Messapica) persa nei secoli e di cui nessuno sa esattamente il significato del suo nome, è il mio luogo dell'anima.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere significa raccontare la realtà cercando di coglierne l'essenza e la dimensione ultima. Il poeta è colui che usa poche parole perchè, diceva Celan, il compito della poesia è quello di “Tacere con la parola, serbarla nello spazio dell'intervallo”. Solo così. forse, possiamo illuderci di vincere il naufragio.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto me stesso.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
No. Ho in sospetto le scuole di scrittura creativa e quelli che scrivono libri per altri che poi compaiono sulla copertina. Meglio un volto asimmetrico, ma espressivo che uno ritoccato con la chirurgia plastica.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie Lucrezia che è anche l'unica mia confidente e può capire fino in fondo l’intensità di alcuni versi.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
No. Il libro continuerà a vivere e naturalmente sarà affiancato dalle nuove tecnologie e dai nuovi alfabeti.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Se usato creativamente è un veicolo straordinario di diffusione culturale.