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04 Apr
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Intervista all'autore - Fulvio Gagliardi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Nella mia fanciullezza ho avuto due amici "del cuore" che condividevano i giochi, le passeggiate in barca sul mare di Napoli e il nostro sport preferito: riuscire ad intrufolarci laddove fosse più vietato in città. Ero appassionato di scienza e spazio e forse per questo sono diventato ingegnere aeronautico e collaudatore di volo, ridimensionando i miei sogni. Ho iniziato a scrivere molto più tardi negli anni romanzi di fantascienza "con i piedi per terra" come amo definirli, poi man mano i miei personaggi mi hanno preso per mano accompagnandomi verso romanzi "più normali", anche fiabe, collana di racconti e poesie. L'ultimo romanzo appena edito è di carattere a metà strada tra lo storico e il racconto e ho appena terminato di scrivere un libro scientifico "Evoluzione dell'universo" per dar sfogo al mio vecchio amore.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Quando non potevo scegliere i momenti della giornata dedicati allo scrivere, a motivo degli impegni di lavoro, ero costretto a dedicarvi le ore serali, se non addirittura le prime ore della notte. Oggi invece, famiglia permettendo, posso scegliere i periodi da dedicare alla scrittura: preferisco normalmente il dopo pranzo, quando altri hanno meno bisogno di me oppure la sera al posto degli spettacoli televisivi, telegiornale escluso.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Ve ne è più d'uno. Mi è piaciuto ad esempio Sartori con il suo "Rogo", oppure Ammanniti con "Come Dio comanda" e "Fango". Il romanzo "A passo di gambero" di Umberto Eco mi è molto piaciuto per la sua spietata analisi della situazione contemporanea. Talvolta non disdegno autori stranieri come ad es. Philip Roth con il suo "Animale morente"...



4. Perché è nata la sua opera?

Ho trascorso buona parte della mia vita come ufficiale dell'Aeronautica Militare e ho molto sofferto ai tempi dell'incidente di Ustica. Vedevo la Forza Armata calunniata e le mistificazioni sugli eventi della strage. Io fin da allora avevo le idee abbastanza chiare sullo svolgersi degli avvenimenti e più di una volta mi son trovato a discutere con chi invece la pensava diversamente, plagiato dai media del momento. Avevo amicizie nei vari ambienti, sia dei Servizi che universitari, persone che in un modo o nell'altro scambiavano con me le loro esperienze e conoscenze così da consentirmi di ampliare le mie ricerche su tutti gli eventi storici correlati all'evento.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Direi non molto, visto che per la maggior parte del mio tempo ho svolto attività scientifiche e tecniche, anche in ambienti internazionali. D'altro canto anche l'ambiente familiare e delle varie amicizie che avevo non era particolarmente interessato a quegli aspetti. Forse hanno più influito i miei studi classici al liceo Genovesi di Napoli, dove in particolare ricordo il mio professore di filosofia, di cui ahimé mi sfugge il nome, persona gioviale, acuta e estremamente simpatica che noi allievi ci divertivamo a stuzzicarne la passione per la storia e la filosofia, al fine di evitare le interrogazioni.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere per me non è mai stata un'evasione dalla realtà, ma soprattutto un modo per raccontare la realtà, quella nota ma anche e specialmente quella ignota al fine di renderne partecipi gli altri. Questo in particolar modo per le conoscenze scientifiche, che cerco di diffondere attraverso i miei libri di fantascienza e i miei saggi, ma anche per le vicende storiche, come nel mio ultimo libro "L'Italia di Gheddafi".



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C'è abbastanza di me nei miei personaggi, nel loro modo di pensare e di agire, ma non c'è molto invece delle vicissitudini realmente vissute.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Ritengo di no.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

In verità ho provato a suggerirne la lettura ai miei più stretti parenti, ma con scarso successo. Una mia vicina invece, abbastanza in avanti con gli anni, ne ha letto una versione preliminare apprezzandolo molto, sia per la sua preparazione culturale sia, soprattutto, per le vicende trascorse a Genova negli anni della gioventù, nei tristi periodi post bellici quando molti italiani odiavano molti altri...



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Io credo che il libro cartaceo sarà duro a scomparire. Si prova una sensazione insostituibile a leggere "possedere" un libro, che puoi carezzare, vedere lì tra le tue cose e rileggere quando vuoi, dove vuoi e conservare gelosamente. Certo l'e-book è pratico, puoi avere con te un'intera biblioteca, ma sarà forse che il libro ci ha accompagnato per centinaia di anni... non è la stesa cosa.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

In aggiunta ai commenti relativi all'e-book, l'audiolibro non è come leggere un libro. È piuttosto come una favola letta ai bambini, che non ci rende partecipi e che subiamo, mentre un libro è interattivo con il lettore che può scorrerlo come vuole, saltando avanti o indietro con le pagine, se così desidera, approfondendo le parti eventualmente non ben comprese...L'audiolibro ci può accompagnare a letto e consegnarci dolcemente nelle braccia di Morfeo.

 



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