1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Come tutti gli scrittori dilettanti, i miei racconti parlano più o meno velatamente di me stesso, la persona che conosco meglio di tutti. Scrivo di esperienze che ho vissuto in gioventù, o da uomo maturo. Essendo ora come ora entrato nella categoria "anziani", raccontare di me significa soprattutto ricordare, è il piacere di rivivere certe esperienze, di portare alla luce certi aneddoti che hanno arricchito la vita di ognuno di noi. La mia particolarità, sia come scrittore in erba che come uomo vissuto, è quella di avvolgere tali ricordi con un'aurea che si distacca dalla cruda realtà, ammorbidendola ma non deformandola. Se un ricordo è troppo doloroso, lo immergo nelle acque della Malinconia che lo sa rendere meno crudo, se al contrario è troppo positivo lo avvolgo nelle nebbie del Dubbio e della Ironia. È meglio precisare, a questo punto prima di proseguire l'intervista, che non sono mai stato internato in un manicomio.
Un viaggio di nozze in cinque? È possibile, se gli altri tre sono cani. È quello che Daniele Argann racconta nel suo libro "Il viaggio – Diario di un insolito viaggio di nozze fatto a piedi da tre cani al seguito di due sposi". Il volume, pubblicato dalla BookSprint Edizioni e per questo disponibile nella duplice versione della brossura cartacea e del libro digitale, è originale e bizzarro, ma anche divertente ed ironico, per una maggiore consapevolezza di come chi ama i cani, non li abbandona mai, nemmeno in luna di miele.