Nata a Berlino nel 1927, negli anni forse più difficili della storia della Germania, Erika Hasenberg ha trascorso la sua adolescenza a Rio de Janeiro, in Brasile, dove ha conosciuto l'amore della sua vita: un giornalista fiorentino. Trasferitasi a Roma, la coppia si è sposata e ha iniziato a girovagare per l'Europa e l'America, trovando comunque il modo di tenere unita la famiglia, che man mano è diventata sempre più numerosa, pur in assenza di un nido stabile. 55 anni di vita vissuta sempre insieme, con amore e affetto, da cittadini del mondo. Quando, però, lui è venuto a mancare, Erika ha deciso di trasformare in romanzi, favole e brevi racconti gli episodi legati alla sua esistenza, dimostrando la sua poliedricità artistica e soprattutto la sua forte passione per la scrittura.
"Racconta ancora!" (80 pagine) è una raccolta di favole per bambini. I protagonisti indiscussi sono gli animali (giraffe, scimmie, elefantini, etc…) che, con le loro avventure, vogliono lasciare un insegnamento, una morale ai piccoli lettori, solcando il sentiero dei buoni sentimenti. Coadiuvata dalle immagini colorate e divertenti che contornano le brevi storielle, l'autrice riesce così a colpire nel segno, trasmettendo alle generazioni future, con allegria e sobrietà, i valori che la vita le ha insegnato.
"Lo amavano in tanti ma era mio… e altri racconti" (86 pagine) è, invece, una raccolta di racconti brevi, una specie di diario di viaggio, in cui la protagonista racconta le esperienze in giro per il mondo. Scritto ad un anno esatto dalla scomparsa del marito, Erika ripercorre la sua splendida storia d'amore, conscia di aver avuto accanto una persona speciale, carismatica, un tesoro amato da tutti, giunto alle soglie degli ottanta anni.
"I bauli" (288 pagine) è, tra le tre, l'opera che più si avvicina alla struttura del romanzo, sfruttando le tante pagine di diario che l'autrice, quotidianamente, a fine giornata scriveva prima di andare a dormire. In questo libro è racchiusa una storia di vita vera, fatta di continue avventure, colorate e inimmaginabili, dettate dai continui viaggi e dalle tante valigie (i bauli, appunto) fatte e disfatte di continuo, senza mai riuscire a trovare posto nella dimora fissa.