Nato a Cà Gandolfi di S. Gregorio in Cisano bergamasco, in provincia di Bergamo, il 14 aprile del 1948, Arturo Donadoni si trasferisce con la famiglia, all'età di sette anni, a Desio, dove tuttora lavora. All'età di trent'anni inizia a mettere in mostra il suo talento, inaugurando alla galleria S. Rocco di Seregno la sua prima mostra personale di quadri. Dopo vari anni in cui la pittura è stata praticamente il suo linguaggio, il suo pane quotidiano, con le varie fasi artistiche attraversate, ha accompagnato ad essa la scrittura, riuscendo a pubblicare questo volume.
L'opera, di 154 pagine intense e ben scritte, raccoglie poesie, aforismi e massime che, nella parte conclusiva del libro diventano una serie di documenti, di testimonianze, che gli amici dell'autore hanno voluto donargli, osservandolo in momenti diversi della sua vita. Il tutto risulta essere perciò molto emozionante e ha il grosso merito di porre il lettore di fronte alla verità, o almeno una parte di essa, di farlo ragionare, pensare, di portarlo in un mondo in cui la realtà appare così com'è, vuota di pregiudizi e luoghi comuni.
L'isola di Arturo è il suo studio, laddove Arturo Donadoni ha iniziato a dipingere. Dipingendo nel silenzio, guardando i colori, le immagini scolpite col pennello, ha sentito l'esigenza di liberare i pensieri sciolti che gli brulicavano in mente, improvvisi, irrefrenabili, a volte anche ironici, solcando con la penna versi e parole dal significato semplice ma profondo. Per dirlo con le parole dell'autore: "Pensieri come brodo primordiale, contenente elementi semplici che vanno a comporre la complessità dell'essere e l'esserci", per rispondere all'esigenza di salvezza in un mondo che ci rende sempre più vittima di noi stessi.