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20 Nov
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Finché si spenga la luna

Jean Paul Barro ad un certo punto della sua esistenza sente la necessità di raccogliere tanti pezzettini della sua vita, tante storie che ha visto e raccontato, per farne, concentrandole tutte insieme, un unico e potente atto di scrittura. Così nasce “Finché si spenga la luna” (84 pagine, BookSprint Edizioni, versione ebook disponibile), un racconto sotto forma di  lunga lettera che la protagonista scrive ad un'amica nel giorno del funerale del proprio marito.

Silvia è il nome della protagonista ed è una donna forte che si trova a sostenere un grande peso. Si rende conto che la serie di istanze, abitudini, rituali, che ci si aspetta rispetti in una situazione del genere, la soffocano; costituiscono, una prigione. Per evadere usa carta e inchiostro, per sopportare, superare il dolore.

Jean Paul Barro è un sacerdote africano che nel 1997 ha iniziato il proprio percorso di studi teologici in Italia. Originario del Burkina Faso ama ricordare che non sempre il viaggio degli uomini e delle donne d'Africa in Italia è per motivi economici ma, come nel suo caso, anche per ricercare una preparazione, uno studio, una cultura. È proprio il nostro paese che diventa la sua seconda patria. Qui trova un lavoro che ama, tanti diversi stimoli, degli amici, ma non dimentica la propria terra perché è parte fondamentale della sua identità. “Finché si spenga la luna” è della sua madre terra, come della sua seconda patria. Nasce dall'osservazione della società e in particolare del ruolo delle donne.  Il popolo i cui usi e costumi vedono la donna e l'uomo senza pari dignità, è “tutti i popoli”. Non è scontato dire infatti che anche oggi, anche nell'Italia evoluta che crediamo d'abitare, le donne non hanno i diritti che dovrebbero avere. Questa storia vuole rendere palese la verità delle donne che non sono solo madri e mogli, ma anche agenti autodeterminati e valenti della società, in grado di costruirsi la propria fortuna. Jean Paul Barro entra quindi nell'orizzonte femminile per osservarlo e disvelarlo, per ritrovare una parte di sé, che ritiene ognuno abbia ma che si tende a dimenticare, che è essenzialmente donna. Secondo l'autore è l'unico via per comprendere le donne appieno, per comprenderne l'importanza, per condividerne realmente il punto di vista.

L'autore ci dice: “Le aspirazione più profonde dell'uomo sono sempre le stesse sotto ogni cielo”. In questa frase si palesa la consapevolezza che c'è prima l'uomo e solo dopo, successivamente, le determinazioni culturali, fisiche e geografiche che lo caratterizzano. E se c'è prima l'uomo (o la donna) allora le domande della nostra vita, quelle fondamentali, sono le stesse ad ogni latitudine, come lo sono le problematiche e i desideri. Ciò che cambia è la risposta che diamo a queste domande, o meglio la forma di queste risposte, cangianti a seconda dello spazio, della cultura, dei luoghi che si vivono. Jean Paul Barro in ultima analisi ci suggerisce, con semplicità disarmante e con quest'opera, che si è umani prima del colore. Niente di più semplice. Niente di più difficile.

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Mercoledì, 20 Novembre 2013 | di @

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