Il romanzo è il percorso della vita dell’autore e in particolare del suo rapporto con il padre. Gli anni corrono veloci da un’adolescenza inquieta ad una lenta maturazione che lo rende precocemente padre e marito, senza mai cedere alle sirene delle raccomandazioni o di facili scorciatoie e sempre con l’esigenza della propria indipendenza economica.
Una storia di certo autobiografica, quella di Vincenzo Lazzaroni, ma che diventa voce dell’Italia, dei suoi vizi e delle sue virtù. Attraverso la storia personale dell’autore, infatti, si rivive anche un lungo e fondamentale periodo del nostro Paese: il boom economico, le trasformazioni sociali, politiche e antropologiche. Una cifra etica ben espressa, inoltre, nella contrapposizione tra i valori che guidano l’autore e suo padre: onestà, libertà di giudizio e impegno civile, ma che mal si adattano in un contesto fatto di degrado morale, raccomandazioni, ipocrisie e cooptazioni politiche. Una lotta che sembra spesso premiare i disvalori, ma l’esperienza dell’autore e la sua necessità di testimoniare che un’altra Italia è possibile riecheggia come un urlo di rabbia e speranza.
Da questo romanzo autobiografico emerge tutta la capacità narrativa dell’autore che riesce a proporre la sua vita inserendola nel fluire degli eventi della nostra Italia, dal dopoguerra ad oggi ed insieme al suo trascrive il romanzo di un’intera nazione: dei suoi sogni, delle sue delusioni in una continua sovrapposizione tra microstoria e macrostoria.