Nella sua posizione di membro della Guardia di Finanza, Piero Franco Angeloni conosce in modo dettagliato il bene ed il male di una parte della nostra Italia. Egli sa, in virtù del suo mestiere quale e quanto ci sia di marcio nella nostra società. Senza nessun filtro, egli descrive il modo in cui la corruzione si insinui anche laddove invece dovrebbe essere assente e venga perpetrata anche da coloro che dovrebbero dare l’esempio di onestà e integrità morale. Doti, queste, che invece egli dimostra di possedere al punto da non esitare a denunciare fatti torbidi seppure di non estrema gravità, ma da qui alla corruzione vera e propria, quella che si traduce in illecite collusioni, è davvero breve. E così egli parte dai casi più semplici (quasi innocenti) per arrivare a trattare di un fenomeno ben più grave ed assai diffuso: quello della collusione mafia-stato. «Addirittura alcuni avevano anche delle taniche da riempire; come era possibile chiedere alla gente civile l’onestà, la correttezza, l’esempio quando l’uomo in divisa era il primo a trascurare quei valori?!?»
Il lettore si troverà quindi ad affrontare una lettura estremamente interessante per via del suo contenuto, per il suo affrontare temi famosissimi (quali l’uccisione dei due magistrati Falcone e Borsellino) e per la trattazione di fatti meno noti, come le sentenze dei giudici di Massa e Carrara sui fatti delle cave di marmo. L’attendibilità del testo è garantita dal supporto bibliografico che consta in immagini, stralci di giornali e testimonianze ed atti che avvalorano quanto raccontato dall’autore del libro.
Lui, nato a Massa, dove attualmente risiede con la moglie ed i due figli adulti, dichiara nella propria biografia di avere trascorso la sua vita al servizio dei cittadini e delle istituzioni.