La lettura è perciò impegnata, ma anche molto intensa e interessante. Nelle 80 pagine del libro, infatti, emerge una particolare opinione di Dio, sulla sua esistenza: reale, finché qualcuno ci crede, e personale, perché diversa per ogni uomo. Il protagonista della storia è un sacerdote, che però non riesce ad usare lo “strumento” della Confessione, come fanno i suoi fedeli con lui, e preferisce scrivere i suoi pensieri. In questo modo prova a liberarsi dal peso che si porta addosso, finendo, appunto, col ragionare sul rapporto con Dio e con la fede.
Ecco perché “Caro confessore…” si rivolge ad un ipotetico confessore, che è poi il lettore. Lettore che non è da individuare in una cerchia ristretta di persone, in un gruppo particolare anziché un altro, bensì nella collettività, perché il racconto è globale e universale. Ognuno può infatti trovare o ritrovare una personale opinione di Dio e il proprio cammino nella fede, perché lo scopo dell’opera è quello di far riflettere…
Nato a Nicosia, in provincia di Enna, nel 1952, Sandro Capra si è trasferito non ancora maggiorenne a Firenze, prima di stabilirsi definitivamente, dal 2005, a Carmignano, nel pratese. Amante dell’arte sin dai primi sussulti, ha incontrato con passione nell’età dell’adolescenza la pittura e l’incisione al bulino, giungendo, in qualità di fondatore dell’associazione Pro Arte La Torre (creata nel 1999), ad allestire mostre di pittura, concorsi di estemporanea e letture di poesie e racconti. “Caro confessore…” non è perciò la sua prima opera, ma possiamo sicuramente affermare che è quella della maturità definitiva.