Nelle 59 pagine di cui si compone l'opera è racchiuso tutto l'estro artistico e la vena malinconica di Paola Di Pea, che con un occhio triste guarda il mondo e lo incide con l'inchiostro sul foglio, rendendolo qualcosa di estremamente delicato e profondo. Permane, in tutte le liriche, la consapevolezza che, seppur si è impossibilitati a vincere tutti i problemi e le vicissitudini negative che attraversiamo nel nostro percorso terreno, c'è qualcosa che ci unisce, che ci salva, che ci dà certezza, e quel qualcosa è Dio.
La semplicità disarmante, poi, con cui la scrittrice fa emergere questo suo profondo sentire, la sua anima, è qualcosa che mette anche il lettore nelle condizioni di mettersi a nudo e di riempire i propri vuoti con parole, suoni e pensieri di spessore. La guerra, la pace, gli scontri, gli incontri raccontati in "Un sogno chiamato speranza" sono perciò uniti proprio dalla speranza di un mondo migliore, che l'umanità un giorno si regalerà come risposta all'esistenza di Dio.
Paola Di Pea è nata a Nepi, provincia di Viterbo, il 7 luglio del 1959. Il padre era tappezziere e lei ha vissuto in una famiglia in cui, di quattro figli, era l'unica femmina. Dopo la scuola dell'obbligo ha iniziato a sviluppare la sua passione per la lettura, affascinata soprattutto dalle poesie, nello specifico quelle di Trilussa. È da lì che ha preso il via la sua essenza artistica, poetica, che oggi, dopo aver perso la madre ed il padre, aver avuto un figlio, ed essersi trasferita prima a Corciano e poi a Marsciano, finalmente viene fuori con questa raccolta di poesie tutta da gustare, col doppio scopo di aprirsi all'amore e di fare beneficenza devolvendo il ricavato delle vendite.