L'opera, che si compone di 110 pagine ripercorre le vicende di Filippo, in paese noto come Filippazzo. A causa del suo aspetto fisico e delle sue strane abitudine, l'uomo vive emarginato dal resto della comunità, che ha difficoltà ad accettare il "diverso". La sua unica compagnia sono perciò i sei cani meticci di piccola taglia che lo seguono ovunque. Ma quando in paese vengono rapiti tre ragazzini, le colpe ricadono sulla sua persona, proprio perché è difficile comprendere le stravaganze di chi si "allontana" dalla normalità, dalla massa.
Ma è veramente lui il colpevole? O i veri rapitori sono altri e Filippazzo è solo vittima della sua diversità? Della sua infanzia sfortunata, che lo ha visto crescere in orfanotrofio perché sua mamma è stata venduta al signorotto locale per avere in cambio i soldi per emigrare in America? E chi è il signor Giovanni, l'ultimo ad aver visto Marco, Luca e Gianni? In un susseguirsi di accuse e ricerche, quel che si cela dietro la scomparsa dei giovani ragazzi è una triste storia di pedofilia.
La storia è ovviamente inventata, ma potrebbe essere benissimo un tratto di cronaca della nostra Italia in questi ultimi anni. Purtroppo la pedofilia è infatti un fenomeno mai sconfitto mentre della diversità si continua ad aver paura, senza cercare minimamente di sfondare il muro del silenzio e dell'apparenza per capire e conoscere cosa c'è dietro le macerie.
Giuseppe Palumbo Piccionello, nato a Favara, è uno scrittore e un pittore classe 1946 che ha dedicato la vita alla letteratura. Dopo aver ottenuto il diploma come Perito elettrotecnico, infatti, inizia a lavorare come rappresentante di libri per una nota casa editrice. Nel 1968 si trasferisce a Milano dove ottiene un posto come insegnante di laboratorio in un istituto tecnico, ma la scrittura resta sempre una sua grande passione, a cui riesce a dedicarsi anche dopo il matrimonio con Concetta e la nascita di Angela, Antonio e Alice. Nel 1972 arriva anche il primo premio di poesia "Città di Taranto", a dimostrazione del suo valore artistico, che con "Tre racconti per un romanzo" trova la definitiva consacrazione.