E proprio di goliardia tipica toscana, infatti, che sono fatti i protagonisti di questo brillante romanzo, che riscopre i valori del gioco attraverso un gruppo di sette amici di mezz'età che, anche a rischio di compromettere famiglia, amicizia e lavoro, non riesce a fare a meno di vivere allegramente dispensando bischerate più o meno pesanti al prossimo, sia che esso sia un conoscente, un addetto delle forze dell'ordine o addirittura il… Papa
Che siano questi sette buontemponi ad aver trovato il vero senso della vita? Che questo non si riconduca alla pesantezza e alle dinamiche dei problemi, ma si riveli essere l'emblema della gioia di vivere, il sorriso, la dinamicità, il mettersi in gioco fregandosene dei giudizi altrui?
È forse questo che Roberto Fiordi, scrittore toscano nato a Prato nel 1971, che prova a trasmettere con il suo romanzo. Cresciuto proprio nella sua cittadina natale, Fiordi è un impiegato in un'azienda tessile ma ha scoperto l'amore per la letteratura e la scrittura soltanto nel periodo degli studi serali, diventati d'obbligo a causa di un incidente che gli ha impedito di frequentare normalmente la scuola.
"I Mattamìci", 268 pagine di scherzi, battute salaci e insolenti, di dialetto e di tipica verve toscana, è quindi il frutto di questa passione e il fanciullo che è nell'autore si ripercuote nel suo romanzo. Per il lettore è impossibile non leggere queste pagine senza veder comparire sul proprio volto un bel sorriso o un volto disteso e divertito. Che è poi l'obiettivo di gran parte della letteratura, a cui in tanti aspirano, ma che in pochi scrittori riescono ad ottenere.