Sono in molti ad essersi interessati alla storia di Riccardo Di Raimondo, reduce del fronte russo, sopravvissuto alla terribile ritirata. Quella voce, rimasta in silenzio per 70 interminabili anni, ha trovato la forza di vibrare per raccontare l’orrore, rivivendolo ancora una volta.
RussiaOggi, inserto di Repubblica, l’ha intervistato pochi giorni fa, ripercorrendo «La lunga traccia del dolore. Dal fiume Don (Russia) alla Polonia, 1.300 chilometri di sofferenza. Di fame, freddo gelido, in ritirata sotto l’assalto dell’esercito sovietico.
«Riccardo Di Raimondo, classe 1922. Chiamata alle armi giungo 1940. Aggregato alla Sessantasettesima Compagnia Genio, Divisione Pasubio. Destinazione: Fronte Russo».
Come ho fatto non lo so.
Com’è che sono riuscito a sopravvivere, non lo so.
Anche perché volevo morire.
Piuttosto che andare avanti, preferivo morire.
Riccardo Di Raimondo
Sicilia, settembre 1943. Il profilo di un uomo si delinea all’orizzonte. Cammina sotto il peso dello zaino. Le gambe dolenti, scene orribili vibrano nelle pupille, la sua pelle gioisce per il tepore dell’estate. Quell’uomo è Riccardo Di Raimondo, ha attraversato a piedi l’inferno, e ne è uscito vivo.