«Diceva che si sentiva molto stressato, e che preferiva allontanarsi per riflettere». Ad andare via per sempre con quelle poche righe è il marito di Giordana, che scopre così di aver vissuto «per 17 anni accanto a una persona che pensavo di conoscere, e che invece non conoscevo affatto. E quindi si diventa la persona più diffidente dell’universo».
Il marito della Fauci è una avvocato. È il 29 dicembre quando la donna trova il bigliettino. Solo pochi giorni prima, lui s’era vestito da Babbo Natale per scartare i regali con la figlia.
«Non ci capivo più nulla. Ho deciso di assumere un detective. In pochi giorni ha scoperto che lui aveva vissuto una doppia vita, all’interno del suo studio di avvocato. Qui aveva creato un mini appartamento con la sua collega commercialista. C’era anche un bambino, più o meno coetaneo di nostra figlia, con lo stesso cognome di nostra figlia, quindi riconosciuto alla nascita, e un altro ne stava arrivando».
Giordana Fauci capisce che la sua vita non esiste più. Ha inizio il lungo iter che porterà alla separazione. Ma la donna dovrà affrontare pressioni, violenze psicologiche, aggressioni fisiche.
«Durante una mia assenza all’estero con la bambina, correttamente comunicata a lui che comunque resta il padre di mia figlia, con la complicità dei suoceri ha cambiato la serratura della casa coniugale. Io e la bambina, ormai quasi di 5 anni, rimanemmo senza un tetto».
La battaglia legale è durissima, con perizie psichiatriche, avvocati che mollano. «Mi ha detto “io ti toglierò tutto. Ti ho già tolto la casa, ti toglierò anche la figlia, e ti farò impazzire dal dolore”. Ma io mi ripetevo che la legge è uguale per tutti. Ci ho creduto e ho avuto ragione a crederci, perché la sentenza di separazione mi ha dato ragione in toto. Io ho una bambina, e questa è la mia forza, non dovevo mollare».
Uscita da quell’incubo, Giordana Fauci ha deciso di raccontare tutto in un libro perché «purtroppo molte donne temono i mariti, i fidanzati i compagni, e rimangono nel silenzio. Questa è la cosa più sbagliata che si possa fare. Bisogna avere il coraggio di far valere le proprie ragioni».