Maurizio De Vito cade in depressione. La sua vita si svuota, e così la sua casa, un pignoramento dopo l’altro. Via il divano, via la televisione.
«Ero preoccupato per mio figlio. Ogni giorno, tornando da scuola, guardava il suo programma preferito. Ma quel giorno, appena entrato, guarda il posto vuoto della televisione mi dice: “Sai papà, mi ero stufato di quel programma”. Allora ho capito che l’energia c’era, che ce la potevamo fare».
La sua storia è diventata un libro, intitolato “Non smettere mai di sognare”, pubblicato da BookSprint Edizioni. L’esercizio di scrivere non è fine a sé stesso, come racconta lo stesso autore ai microfoni di TV 2000: «Io ho avuto una ripresa nella notte in cui ho iniziato a scrivere il mio primo libro. È stato un momento di disperazione talmente forte, che ho sentito il bisogno di raccontare quel che mi era successo».
Maurizio sente di aver toccato il fondo, ma scrivere lo aiuta a guardare in faccia il problema, e ad affrontarlo. È il primo passo. Da lì in poi il sostegno della famiglia sarà fondamentale. Insieme hanno la forza di resistere, il coraggio di non esplodere. «La nostra grande forze è restare sempre uniti. Nei momenti peggiori, la forza più grande l’ho attinta dalla mia famiglia, guardando i miei figli, cercando di reagire per loro».
Maurizio ce l’ha fatta. Dopo un lungo cammino è riuscito a trovare lavoro come ragioniere, e non ha più abbandonato la preziosa compagnia della scrittura. Il suo secondo libro, “Io sono il nuovo povero”, anch’esso pubblicato per la nostra casa editrice, racconta cosa sarebbe successo se Maurizio De Vito non si fosse mai rialzato. Dalle sue pagine emerge una nuova figura nata con la crisi economica. Non più il senza tetto con la barba lunga, che chiede le elemosina e dorme avvolto nei cartoni, ma la povertà ben vestita e dignitosa – e per questo ancor più difficile da sopportare – di chi è costretto a fare finta che sia tutto come prima, anche se la spesa la fai coi centesimi contati e stanno per staccarti gas e luce.
L’eco dei suoi scritti è arrivato fino a Radio Vaticana. Anche qui, Maurizio si è aperto senza riserve, raccontando la sua disperazione e la sua ripresa. E proprio grazie alla Radio scopriamo un ulteriore aspetto della sua personale rinascita, che è arrivata con «la consapevolezza di avere una grande forza interiore, […] tolta dalle macerie della sofferenza. Questa forza interiore è grande e viene dalla fede: da una fede forse ritrovata, forse riscoperta, non lo so. [...] Non sono mai stato, prima, il perfetto cattolico; però, a questo punto, in questo momento della mia vita, ho incontrato la fede».