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BookSprint Edizioni Blog

23 Dic
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Intervista all'autore - Carla Maria Casanova -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
credo di aver incominciato a scrivere prima di pensare.
Quando scrivo e entro nello scritto, perdo la nozione del tempo.
Posso scrivere tutta notte o tutto il giorno senza accorgermi. E' assoluta completezza, mentale e fisica.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto. Anche quando scrivo di Addis Abeba o dei piccioni.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Erano pagine rimaste lì, e altre aggiunte, dopo le solite cosiddette "Memorie" pubblicate con gli onori dovuti .
E poi c'era qualche sassetto da togliere dalle scarpe.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stessa per deciderlo tra varie alternative?
E' stata immediata. Da subito. C'è stata poi una eventuale aggiunta, che però ho tolta.
Nessuna alternativa, come spiego in un breve "cappello" all'inizio del libro stesso. Cappello che non so ancora se togliere o lasciare.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Le Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, il libro che tengo al top assoluto. In quanto allo scrittore non so. Forse Giorgio Bassani, che ho conosciuto e mi è parsa persona deliziosa con la quale non mi sarei mai stancata di dialogare.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo senza ombra di dubbio
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Non ho mai deciso niente. Il primo agosto 1947, per il mio undicesimo compleanno, un'amica mi regalò una "agenda dei 5 anni" di Alinari. Cioè, con ogni pagina divisa in 5 scomparti, Poche righe, da riempire giorno per giorno, anno per anno. E' stato così che io ho raccontato la mia vita, certe volte con una sola parola. Molto bene, per me che ho poca memoria. Altrimenti, addio autobiografia! Ho sempre ritenuto normale che passassi la vita a scrivere, senza l'intenzione di diventare scrittrice. So che in terza elementare, la maestra andava in quinta a leggere in classe i miei temi. Poteva essere un buon presagio.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Non è romanzo. Non ne sono mai stata capace. Rileggendo molte pagine scritte su vari argomenti mi è sembrato che valesse la pena pubblicarle. Per l'editore, c'è stato il problema di sotto quale titolo assemblarle. Per conto mio, poteva andar bene "pagine sparse".
Per aneddoto, c'è appunto un sassetto che mi sono levata, ma è bene che rimanga segreto. E' destinato a chi leggerà.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Si prova una grandissima soddisfazione. Come completare un quadro.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Forse nessuna. Forse mia sorella. A lei ho chiesto qualche delucidazione durante la scrittura. Lei sa tutto. Di me e tutto in genere.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per me conta leggere io. Leggere le parole. La struttura delle frasi. Alla seconda (forse la prima) frase di un libro, capisco se è scritto bene o no. Se è scritto bene mi incanto. E leggo lentissimamente. Purtroppo ciò comporta non aver letto molto. Certo non abbastanza. Se non è scritto bene lo lascio immediatamente. E mi arrabbio pure. Perché è pubblicato? Non mi importa tanto di quello che dice ma di come lo dice. Cioè lo scrive.

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