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22 Mar
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Intervista all'autore - Benedetta Puorro -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è una valvola di sfogo, un modo sano per poter dar voce e forma ai miei pensieri e incanalarli in qualcosa di produttivo.
La scrittura però non rappresenta solo questo: per me scrivere è stato comunicare quando non avevo modo di esprimermi al meglio, allora prendevo una penna e iniziavo a scrivere lettere su lettere. Ogni tipo di emozione è possibile ritrovarla nella mia scrittura: perché quando argomento ciò che mi rende triste, felice o delusa lo tratto a 360º in ognuna delle sue sfaccettature, toccando così diverse sfere emotive. Scrivere è casa, una mano gentile che mi veniva data quando tutti mi giravano le spalle; scrivere è andare incontro a ciò che mi suscita emozioni e reazioni forti, affrontando il dolore e rendendolo comprensibile per me, e testimonianza di rinascita per gli altri.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Purtroppo o per fortuna, riesco a scrivere di getto e con facilità solo ciò che mi riguarda al massimo, ciò che mi tocca realmente, ciò che mi si presenta davanti e mi assale o mi abbraccia. Quindi la verità è che tutto ciò che scrivo è diventato un testo solo dopo essere stato reale emozione della mia vita e nella mia vita.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Quest’opera è stata scritta di getto, in pochi giorni, dopo un grande lavoro di metabolizzazione di ciò che ho passato; scrivendo ho fatto un grande “punto della situazione” che mi ha aiutata a capire e ripartire. In poche parole, la scrittura di questo libro è stata per me come drenare un’immensa quantità d’acqua che mi affogava dall’interno e trovare il modo di farla uscire attraverso piccole diramazioni che piano piano mi hanno svuotata di tutto quel dolore che mi assaliva.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è venuta naturalmente da sé dopo aver scritto quel capitolo che adesso è l’introduzione, mi ha proprio chiamato a lei come frase e ho pensato fosse la più adatta a racchiudere in breve ciò che è l’essenza di quel che ho scritto. Mi piace, inoltre, il fatto che più volte all’interno dell’opera si richiami il significato del titolo per dare un senso di continuità.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In un’isola deserta porterei sicuramente un autore filosofico, che potrebbe essere Eraclito, Schopenhauer, Freud…perché sono i tipi di autori che più preferisco leggere, capire, analizzare. In una situazione come quella, di completa solitudine, penso che essere accompagnata da scrittori di alto spessore e con menti brillanti come le loro potrebbe rendermi davvero impegnata più di ogni altro tipo di libro.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo! preferisco i libri su carta perché tra l’odore delle pagine, e il gusto di sfogliarle ci si immerge molto di più nelle storie rispetto che attraverso uno schermo.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Diciamo che non c’è stato un momento vero e proprio in cui ho preso la decisione di intraprendere la carriera da scrittrice, è stata più una consapevolezza raggiunta a poco a poco che mi ha portato a vedere nella mia scrittura un’eventuale forma di comprensione e aiuto per tante altre persone
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo libro è nato quasi per caso, dopo aver parlato con il mio professore di filosofia che mi incentivò a pubblicare qualcosa di ciò che avevo scritto ma senza perdere la spontaneità di ciò che scrivevo. A me ha fatto molto sorridere il fatto che quando sono un po’ entrata nel mondo della scrittura a livello “professionale” mi sono resa conto che in molto scrivono al computer…il mio libro invece è stato quasi interamente scritto su carta, avevo un quadernino su cui raccoglievo pensieri e riflessioni, e piano piano ho messo insieme più cose. C’è da dire, che un aneddoto quasi divertente è che io scrivo per lo più di notte, sul mio letto, con una sola lucina accesa, proprio quando entro più in contatto con la mia sfera emotiva!
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un po’ ero incredula, un po’ c’è stata tanta soddisfazione: non avrei mai pensato di rendere la scrittura che per me è sempre stata così personale, un qualcosa di concreto e accessibile anche per gli altri.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona a cui ho condiviso il desiderio di scrivere e di dar forma a questo libro è stata mia madre, che mi è sempre stata vicina e mi ha sempre indirizzata e spronata verso la scrittura. È rimasta molto contenta quando glielo dissi, e mi ha sempre incoraggiata! Lei fu la prima a cui ho letto la mia opera, la prima a commuoversi e la prima a sostenermi.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che l’audiolibro sia un’ottima risorsa per tutti coloro che amano la scrittura e la lettura ma che purtroppo fanno fatica per un motivo o per un altro a rendere giustizia a ciò che leggono per difficoltà di lettura. Credo che, anche per chi fa fatica a concentrarsi leggendo, possa essere una nuova frontiera molto all’avanguardia per andare incontro a più necessità.

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1 COMMENTO

  • Link al commento fabiana rubrichi inviato da fabiana rubrichi

    Complimenti Benedetta!
    Ho letto il tuo libro tutto d'un fiato...bellissimo!
    Alcune volte è un pugno nello stomaco, ma si legge anche un messaggio di speranza e coraggio.

    Martedì, 01 Aprile 2025 14:34

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