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27 Mar
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Intervista all'autore - Raffaele Procentese -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Bressanone ma ho origini campane, e vivo sulle colline veronesi precisamente in Lessinia. In gioventù ho viaggiato molto dal Sud al Centro America e anche alcuni mesi in India.
Confrontandomi con Culture e tradizioni diverse ho potuto conoscere molti lati a me nascosti nella spontaneità, nel consueto svelando infiniti automatismi…. Chi sono? Sono un umile ricercatore non tanto della felicità, ma della Verità dell’Esistere e dell’Essere.
Scrittori si diventa il più delle volte per necessità, per scaricare la mente dai pensieri ritondanti riuscendo in tal modo a liberare spazio per nuove idee. Questo è il mio caso.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La notte…. È il monumento alla scrittura. La notte è quel periodo magico dove il silenzio prende il sopravvento e, l'intero frastuono del giorno tace e dorme.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Stefano Mancino, Federica Faggin, Carlo Rovelli…Raffaele Procentese.
 
Perché è nata la sua opera?
Per necessità di ricapitolare e riformulare un sistema di idee, che si erano accumulate e accavallate nella mia mente, in una formula logico strutturale. In primo luogo. Ma anche per tentare per quanto possibile di diffondere un messaggio di unione e risveglio sempre più necessario e urgente, considerato i tempi che stiamo vivendo.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Viaggiare mi ha aperto la mente verso un’inclinazione o tendenza nel vedere nel diverso e in ciò che non considero o sento mio, qualcosa di speciale, unico come un tesoro che non luccica ma che contiene mille gemme preziose. Il vivere in collina in un piccolo paese arrampicatore su un monticello di origini vulcaniche, che si innalza come una terrazza sulla pianura padana sottostante, mi regala il privilegio di godere di un panorama splendido e di aria, pace e silenzio di ottima qualità.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è vivere in una realtà parallela ma altrettanto reale sebbene confezionata e limitante. Scrivere è cercare di proiettare e modulare, di inquadrare e definire, non solo chi siamo ma ancor più cosa abbiamo vissuto, capito e consapevolizzato.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è tutto me, e a dire il vero c'è molto di più di quanto io ho consapevolmente scritto. Questo Saggio non ha solo un significato letterale, ma anche rappresentativo, allegorico a tratti e perfino di ispirazione. Vuole essere il punto di partenza di nuove riflessioni e sviluppo.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per non far torto a nessuno.... Direi l'intero Universo.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mia famiglia
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Io amo il cartaceo…. Ma magari sono della vecchia classe, sebbene ancor oggi ci sono e si possono leggere testi che hanno oltre 500 anni, cosa che non si può dire del digitale se fra 500 anni sia ancora leggibile.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io credo nel cartaceo sebbene l’audiolibro sia una soluzione ottimale per i non vedenti, e di ripiego per tutti gli altri. Comunque durante l’ascolto di un audio libro l’attenzione tende a calare.

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