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19 Dic
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Intervista all'autore - Francesco Bombieri -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato in provincia di Venezia: mio padre era medico, mia madre casalinga, e siamo in cinque fratelli - di cui sono il maggiore.
Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico a Treviso, ho inizialmente frequentato la Facoltà di Medicina a Padova, probabilmente influenzato da mio padre, ma presto l'ho lasciata per iscrivermi alla Facoltà di Lingue Orientali a Venezia, dove mi sono laureato in Arabo.
Sposato con due figli, ho inizialmente lavorato in un'azienda di acque minerali, per poi trovare spazio in una multinazionale del Food & Beverage.
Ho sempre avuto una particolare passione per la scrittura, ma ho scritto questo primo libro solo una volta uscito dal mondo del lavoro, dato che questo richiedeva tutta la mia attenzione.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
In realtà non c'è un momento preciso, perché ho sempre con me un taccuino su cui prendere eventualmente appunti. Normalmente, tuttavia, "organizzo" le idee tra il pomeriggio e la sera, dedicando la mattinata a lunghe escursioni che sono sovente fonte di ispirazione.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Sicuramente J.R.R. Tolkien e, ma a "brevissima distanza", Isaac Asimov.
 
Perché è nata la sua opera?
Da tempo, direi più di vent'anni, avevo ideato un mondo fantasy nel quale fossero presenti i miei personaggi, e in questo periodo - ritagliandomi tempi qui e là - ho appuntato su diversi taccuini le mie molte idee. Una volta mancata mia moglie, e dopo aver concluso il mio percorso lavorativo, ho riorganizzato tutte le mie "fantasie" e ho cercato di dar loro continuità e coerenza. Infine, ritenendo il manoscritto accettabile, ho pensato che fosse anche degno di pubblicazione.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Benché possa sembrare che ci sia scarsa contiguità tra mondo "fantasy" e quello "reale", i molti e diversi contatti che ho avuto, nonché la mia formazione scolastica e accademica, hanno dato spunto a diversi caratteri presenti nel libro.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è sicuramente un modo per raccontare la "mia" realtà attraverso la leggerezza e l'evasione.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me personalmente, in questo primo libro, non molto: direi piuttosto della mia famiglia, tutta.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ho dedicato questo libro "a Vania", che purtroppo non è più tra noi... Insegnante di Lettere negli Istituti superiori, ha decisamente contribuito alla mia formazione letteraria.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ai miei due figli, ricevendo suggerimenti e consigli non tanto per la forma, quanto per i contenuti e la coerenza narrativa.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Siamo, a mio parere, in una fase intermedia, dove i più grandi prediligono ancora il fascino della carta, e i più giovani quello del digitale.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
La ritengo una buona opportunità, e non solo laddove ci si "accontenta" di ascoltare, perché credo non ci si possa decisamente immergere nel mondo immaginario che il libro cartaceo crea. Tuttavia, con il contributo di validi lettori, apprezzo in particolare i Digital Talking Book.

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