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19 Dic
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Intervista all'autore - Federico Serena -

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Piacenza, dove ho vissuto fino a quando, per motivi familiari, ci siamo trasferiti nella casa di campagna dove - terminato il liceo - mi sono dedicato alla gestione dell'azienda agricola di famiglia.
Considero quegli anni i migliori della mia vita: forse per il contatto con la natura, o forse per l'età. Ho poi lavorato alla Banca di Piacenza pensando di raggiungere il "minimo della pensione" per poi dedicarmi alle attività che più mi dessero soddisfazione. Ma, ogni volta che mi si avvicinava, spostavano i termini per il pensionamento. Ho così lavorato in banca per 35 anni! Però la mia vita non era solo il lavoro; avevo mille interessi e passioni cui dedicarmi: arte, architettura, lettura, storia... A me è sempre piaciuto scrivere, fin dalle elementari e poi, alle medie, mi piaceva anche svolgere i temi in classe. Ricordo una volta, al ginnasio, che mi pareva di aver scritto un bel tema, con belle descrizioni; ero soddisfatto, ma non era piaciuto alla professoressa (una supplente con cui non avevo mai avuto un buon rapporto). La volta successiva avevo fatto un tema che, per me, era una vera "ciofeca": fatto male, scritto peggio, e pure stupido come contenuto; ma quello invece le era piaciuto molto. Avevo scritto una cosa brutta apposta per vedere l'effetto. Da allora scrivo solo qualcosa che deve, per prima cosa, piacere e soddisfare me e che sia semplice e comprensibile per tutti. In più penso che la lingua italiana sia meravigliosa e non vada "imbastardita" con inglesismi che, oltretutto, non mi sono sempre chiari. Devo confessare di non considerarmi "uno scrittore": scrivo soprattutto per mia soddisfazione personale, su argomenti di mio interesse anche se mi auguro sempre che possano interessare anche ad altri. Scrivendo soprattutto romanzi storici, mi è indispensabile lo studio e la ricerca di fonti diverse, ma sempre con il mio libero e autonomo giudizio.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
difficile, se non impossibile, per una persona della mia età e non informato sulle recenti pubblicazioni per i giovani, poter consigliare qualcosa di attuale. Pensando a mia madre, che mi consigliava "La saga dei Forsyte" (che non mi è piaciuta), posso solo basarmi su quello che ho letto io e che ho apprezzato intorno ai 13/18 anni: "La Primula Rossa" di Emma Orczy, "Guerra e pace" di Lev Tolstoj, "La notte di Lisbona" di Erich Maria Remarque. Già allora, evidentemente, amavo la storia!
 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’eBook?
Dovendo proprio rispondere a questa domanda, devo ammettere di preferire ancora il libro in carta. Mi hanno regalato un kindle su cui poter scaricare diversi libri ma, pur riconoscendo la comodità di portare con me diversi libri senza che occupino spazio e peso, preferisco sempre il testo stampato.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Posso rispondere solo per la mia esperienza. Non credo che il piacere della scrittura possa essere "un colpo di fulmine", ma "un qualcosa" che uno si porta dentro, come per la pittura e l'arte: non tutti possono diventare "artisti", anche se tutti possiamo prendere in mano pennelli e colori, o martello e scalpello. Forse però è più facile imparare a scrivere correttamente che a dipingere o scolpire. Ma da qui a poter diventare uno "scrittore" professionista. Un conto è seguire una scuola, un conto è essere un buon "autore". Comunque, per quanto mi riguarda, non posso essere io a giudicare me stesso.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Non solo l'interesse per la storia né gli incitamenti degli amici che hanno letto i miei libri, ma soprattutto "la curiosità". La curiosità di conoscere il nostro passato e il desiderio di ricostruire mentalità passate per capire gli avvenimenti che hanno fatto la storia, cercando di immaginare come potevano essere recepiti e capiti da chi li viveva. Come ho sempre detto, io ho amato la storia fin da quando ero ancora un bambino. Ma allora "la storia" mi pareva quella dei grandi: Cesare, Napoleone, Garibaldi... ora trovo più affascinante immaginare la storia vissuta dalle persone normali che, la storia, la subiscono (come noi persone normali). Ma quello che ora mi intriga è anche cercare di indagare le figure storiche nei loro aspetti umani e personali, coi loro difetti e le loro qualità. Così facendo molti dei miei vecchi giudizi sono cambiati e molti personaggi che prima mi affascinavano ora mi sono "decaduti" mentre ho rivalutato altri, che prima mi erano "antipatici".
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Quello che io scrivo è frutto dei miei studi, ma il mio giudizio non deve necessariamente corrispondere al loro. Che impariamo (tutti, me compreso) a pensare con la nostra testa.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Come ho già detto, fin da piccolo ho amato scrivere e, sia per motivi personali sia per motivi professionali, la scrittura ha sempre fatto parte della mia vita.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Be', quest'ultimo libro è la conseguenza di "Sotto un'altra luna" che va dagli albori della Rivoluzione francese fino alla Prima campagna d'Italia di Napoleone passando dall'Impero cinese confrontando il rivoluzionamento dell'Europa con l'immobilismo cinese; e, poi, di "L'ombra dell'ultimo faraone" che racconta la campagna d'Egitto di Napoleone. Qui si passa dalla caduta di Napoleone al nostro Risorgimento sempre seguendo la vita della famiglia Scribani da Montefalco. Non posso riferirmi a un singolo episodio, ma allo studio del periodo e a eventi scoperti nel corso di queste ricerche e che mi hanno fatto rivedere (in alcuni casi in modo radicale) gli insegnamenti ricevuti dalla scuola. La mia conclusione è, alla fine: chissà quanta storia sbagliata ci hanno insegnato!
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Di non portarlo a termine no, ma di approfondire le indagini sì. Quindi, il dubbio non era tanto "se" portarlo a termine, ma "quando"
 
Il suo autore del passato preferito?
Se dicessi un solo nome, mi sentirei in colpa nei confronti di altri: Tolstoj, Dostoevskij, Chrétien de Troyes, Erasmo da Rotterdam, Machiavelli...
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Purtroppo ne so poco. Penso possa essere utile per i non vedenti o per chi deve svolgere lavori manuali e contemporaneamente ascoltare racconti letti da altri. Resto però (forse anche per l'età) legato alla carta stampata.

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