Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
La mia vita è stata un'altalena di alti e bassi, il tutto affrontato con coraggio e perseveranza. Ho sempre tratto conforto tutto mio, quasi segreto, dallo scrivere.
Di tutto poesie, racconti, dediche, favole persino preghiere. E riponevo, riponevo e dimenticavo. Quando mi sono ritrovata in assoluta solitudine ho aperto i cassetti e da perfetta estranea ho riletto tutto e insieme ai fogli passava anche la mia vita. Non ho mai smesso di scrivere, tra lo scrivere e il leggere si è spiegato parecchio del mio tempo. Ed ora eccomi qua: dopo ottanta anni vissuti intensamente, cerco un pubblico, dei lettori per lasciare qualcosa di me e illudermi di aver fatto in modo che per una frase, per un verso, qualcuno mi ricordi più a lungo.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento fisso, sempre quello. Scrivo appena la mia mente compone in parole il seguito di ciò che ho lasciato in sospeso, e può accadere persino di notte la stessa cosa vale per le nuove idee, le nuove storie, può capitare ovunque e in qualsiasi momento del giorno o della notte.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Italiano Margherita Mazzantini, americano John Grisham
Perché è nata la sua opera?
Amo molto il genere thriller e ho inventato un commissario, sì, lo so, ce ne sono tanti. Ma il mio mi rassomiglia nell'umanità nella tranquillità nonostante tutto e nel desiderio di non apparire mai troppo. E nell'intuito che anche nella mia vita ha sempre avuto un ruolo importante soprattutto in certe situazioni complesse
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nulla, nessuna influenza. Io ritengo questa passione per lo scrivere, questa facilità di trovare le parole un dono non diverso da quello che hanno pittori e musicisti. Il contesto sociale in cui sono cresciuta era genuino, amabile ma non di elevato livello culturale, nonostante tutto mi ha insegnato molto.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un po' entrambi perché penso che la realtà adornata da un po' di fantasia sia più accettabile
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In questo volume sul commissario poco. Mi auguro di poter al più presto ripubblicare un volume di racconti e poesie in cui c'è tutta me stessa, libro che per sua e mia sfortuna ha trovato una casa editrice, fallita nel frattempo, che l'ha infarcita di refusi ed è divenuta invendibile, infatti le copie, non molte, che ho acquistato da contratto, sono andate tutte regalate unite alle scuse per i numerosi errori in esse contenuti.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, è stato un lavoro in solitario e direi pure con poco interesse da parte di chi mi stava vicino. Poi però, con la prima pubblicazione le cose sono cambiate e Germana, mia figlia, mi ha aiutato molto a risolvere i problemi che nascono sempre tra me e il PC. Alla fine poi della stesura del Commissario Castelli, quando non ne potevo più di leggerlo e rileggerlo, un valido aiuto me lo ha dato mia figlia Francesca nella correzione delle inevitabili imperfezioni. Grazie ad entrambe.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Appunto a mia figlia Francesca per un'ultima controllatina.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sono sincera, non so neppure di preciso in cosa consiste. Forse dei testi pubblicati su dei siti creati ad hoc. Penso comunque che il libro, quello che si tiene caro perché è piaciuto, perché si vuole far leggere a qualcuno per donare anche a lui una gradita lettura, non potrà mai essere sostituito dai prodotti tecnologici.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi contraddico con ciò che ho dichiarato sopra: mi avvalgo molto negli ultimi anni degli audiolibri. Sono le mie mani che non ce la fanno più a sostenere a lungo i libri a volte anche voluminosi, e allora non leggo ma ascolto. E qualche volta, non mi vergogno a dirlo, mi addormento e pur non ascoltando più, spesso rivedo in immagini, forse oniriche, ciò che ho fi lì ascoltato.