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BookSprint Edizioni Blog

06 Mag
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Intervista all'autore - Corrie Hunters -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Fin da bambino ho sempre vissuto a Roma. Mi sono arruolato molto presto nell'Esercito, a 16 anni, ma non ho mai abbandonato gli studi, diplomandomi in Ragioneria e studiando l'inglese, per il quale ho sempre avuto una predisposizione naturale.
Grazie alla mia conoscenza linguistica ho potuto fare una gratificante esperienza di vita e professionale negli U.S.A. prestando servizio presso l'Ambasciata d'Italia a Washington, D.C. Successivamente, ho servito in alti comandi in Italia e per quasi 20 anni in Enti della NATO con cui ho potuto viaggiare nel mondo, accrescendo le mie conoscenze culturali.
Ho cominciato a scrivere casualmente, avendo in testa alcune idee che mi sembravano valide per un romanzo e così alla fine il sogno si è realizzato.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Normalmente scrivo di mattina, ma ho notato che le idee migliori mi sono venute la sera tardi o di notte.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Wilbur Smith. Un amico entusiasta mi disse di aver letto un libro bellissimo e mi prestò "Il Dio del Fiume", che lessi in tre giorni. Io che non ero mai stato un grande appassionato della lettura dal quel momento diventai un assiduo lettore non solo di questo grande scrittore ma anche di molti altri autori.
 
Perché è nata la sua opera?
Ho sentito parlare della popolazione yazida e, nel leggere e nell'approfondire il genocidio e il massacro da loro subito in questa remota e quasi sconosciuta area del mondo, ha fatto scoccare in me la scintilla di scrivere un romanzo che traesse spunto dalla crudele realtà.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sicuramente ho potuto giovarmi di termini e tecniche militari e di "intelligence" che hanno fatto parte del mio bagaglio professionale per tanti anni.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo che in massima parte lo scrivere sia un lavoro di fantasia, che ha per scopo principale quello di condurre il lettore in mondi e in situazioni a lui sconosciute o troppo remote. Ma a volte, come nel caso del libro "La Testa del Serpente", la realtà non si discosta poi molto dall'immaginazione, narrando di situazioni che purtroppo hanno riscontro, molto spesso tragico, nella realtà.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me nulla. Quando ho cominciato la stesura del romanzo non ho mai pensato a dare delle connotazioni personali o intime a quello volevo scrivere.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mi ha molto colpito la storia di Nadia Murad, Nobel per la Pace, che raccontò la tragica storia di quello che ha dovuto subire lei e la popolazione yazida.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mia sorella Maria, professoressa di inglese, è stata la prima a darmi un sincero e obiettivo parere su quanto avevo scritto.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Certo la tecnologia ormai ci sta conducendo verso un mondo totalmente digitale che ha modificato le nostre abitudini.
Ma il fascino che dà quel fruscio quando sfogli le pagine di un libro che senti tra le mani è qualcosa che probabilmente non riusciranno mai a ricreare artificialmente.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è sicuramente una valida alternativa al cartaceo, soprattutto per chi è ipovedente.
Ma è anche un modo per ascoltare una storia interpretata con passione da uno speaker o da attori che permette all'utente di fruire della trama in modo alternativo e spesso coinvolgente

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