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06 Mag
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Intervista all'autore - Michele Angelo Conte -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Lucera il 19 luglio del 1950, una città in provincia di Foggia, dove ho vissuto fino all’età di 24 anni.
E qui che ho trascorso gli anni più belli della mia gioventù ed è qui che ho vissuto la più bella storia d’amore che mi potesse capitare, che ha dato, poi, l’ispirazione a scrivere il libro alla veneranda età di 73 anni. Nell’avvicinarsi la data del cinquantesimo anniversario di matrimonio, volevo fare un regalo inusuale a mia moglie e lasciare un ricordo ai figli. Ed è così che ho deciso di mettere nero su bianco e scriverlo a piene mani e diventare di fatto un novello scrittore, anche se un po’ “stagionato”, avanti negli anni.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
È la mattina che preferisco dedicarmi alla scrittura, dopo aver raccolto idee e pensieri che annoto durante i momenti di riflessione della giornata.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Su tutti, ENZO BIAGI, per il suo stile asciutto, essenziale e profondo di indagare e conoscere la realtà, senza mai cedere alla retorica e senza mai scendere a compromessi nel difendere la sua autonomia, sia come scrittore, ma soprattutto, come giornalista e conduttore di importanti programmi televisivi. Autonomia e libertà di pensiero che ha difeso strenuamente contro ogni indebita ingerenza del potere di turno. Un vero maestro contemporaneo che ha indicato la strada a chi vuole intraprendere la professione di giornalista e di scrittore con la schiena sempre dritta. Qualità rare di questi tempi, c.d. moderni. Di lui, mi piace ricordare un suo pensiero sulla democrazia: “La democrazia è fragile, e a piantarci sopra troppe bandiere si sgretola”.
 
Perché è nata la sua opera?
Come ho già accennato prima, l’opera aveva, inizialmente, uno scopo celebrativo, quello di festeggiare le nozze d’oro. Poi, man mano che scrivevo, ho cercato di descrivere, le varie fasi dell’innamoramento, in modo che potesse emozionare e diventare, nella sua interezza, un “inno all’amore”, utile "erga omnes".
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nell’ambito familiare, con mia moglie insegnante e i figli impegnati negli studi, prima liceali e poi quelli universitari, si è sempre respirato un clima di passione e di attenzione verso lo studio e la lettura. Invece, la mia attività lavorativa, molto tecnica e specialistica nel campo delle risorse umane, non mi ha dato molte occasioni di formazione letteraria, se non, strettamente tecnica, nella fase di continuo aggiornamento professionale. Solo nel mio tempo libero, molto ristretto a disposizione, coltivavo la passione nel leggere libri e giornali, più come momenti di piacevole di evasione che come una prospettiva di pubblicista. Mai e poi mai mi sarei sognato in futuro di scrivere un libro.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per mia formazione culturale, scrivere dovrebbe essere sempre un modo per raccontare la realtà, se si vuole raccontare storie e fatti realmente accaduti, anche se, a volte, la realtà supera di gran lunga l’immaginazione. Se si vuole, invece, nel raccontare storie fantasiose, non si dovrebbe mai porre limiti all’immaginazione e al suo spazio infinito di inventiva.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto il libro è, come è riportato nei cenni biografici della quarta pagina della copertina, è a sfondo esclusivamente autobiografico, con ampie descrizioni dei luoghi della mia città natale e dei moti, sentimentali ed emotivi vissuti, di fatti e circostanze narrate in tutti i capitoli del libro con dovizia di particolari.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Chi ha fatto da pungolo, affinché il libro vedesse la luce, sono stati i miei due figli. Antonio, di professione Media Manager, ha curato l’editing; mentre, Letizia, ingegnere gestionale, che lavora a Berlino, ha scelto il titolo e il sottotitolo del libro.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In primis, ai figli e, a seguire, ad opera conclusa, a mia moglie.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook, per i nativi digitali, rappresenta, senza dubbio, il futuro della scrittura. La transizione digitale sarà uno dei processi innovativi, peraltro, già in atto, coinvolgerà, nei prossimi anni, tutta la popolazione di qualsiasi età, istruzione e censo.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Tutto ciò che può servire a diffondere conoscenza e cultura è utile alla causa. Lo strumento dell’audiolibro, al pari dell’ebook e del libro cartaceo, svolge anch’esso una funzione importantissima nella diffusione del sapere. La fruizione dei libri, sotto qualsiasi forma e mezzo, va accolta con positività e senza alcun pregiudizio.

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1 COMMENTO

  • Link al commento MICHELE BIANCO inviato da MICHELE BIANCO

    Assolutamente realistico e avvincente come, d'altronde, è tale il contenuto del libro, che ho letto tutto d'un fiato

    Lunedì, 06 Maggio 2024 14:24

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