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BookSprint Edizioni Blog

30 Mar
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Intervista all'autore - Valeria Tersigni -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Essendo una persona a cui piace la cura dei dettagli e il principio secondo cui ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria,
della scrittura mi è sempre piaciuto che avesse delle regole che però permettono di dare forma a qualcosa come la fantasia e la creatività che non ne hanno. Permette di rendere visibile l'invisibile. Scrivere per me significa entrare in un ambiente sicuro in cui spaziare con l'immaginazione; un ambiente in cui estraniarsi dal resto per potersi focalizzare, attraverso quelle regole, su ciò che voglio far arrivare agli altri. Solo così riesco a rendere più chiaro quello che alcune astrazioni significano per me, perché è dando un nome alle cose che riusciamo a riconoscerle.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto della mia vita è presente in questo libro. Parlo di luoghi in cui sono stata o che mi piacerebbe visitare o che hanno significato tanto in alcuni periodi della mia vita. Parlo di nomi di persone che ho conosciuto o anche di esperienze che io o alcune mie conoscenze hanno avuto. Soprattutto parlo di come cerco di affrontare la vita di tutti i giorni tra alti e bassi e di come vorrei, altre volte, riuscire ad affrontarla. Sicuramente parlo di una cosa fondamentale nella mia vita: il concetto di amore in tutte le sue forme, una forza che mi muove e che ho imparato a conoscere grazie a chi mi sta intorno.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ha rappresentato il prendermi del tempo per me stessa, per riuscire a focalizzarmi su emozioni e sentimenti che si tengono dentro e che a volte ci sopraffanno. Ha significato dare un valore alle esperienze che ho fatto e che mi hanno portato ad essere quella persona che vedeva la vita in una certa maniera. Credo che scrivere sia un modo per affermare sé stessi agli occhi, prima di tutto, di sé stessi. Uno specchio su un mondo che molte volte resta celato. Sono riuscita, grazie alla scrittura di questo libro, a dirmi quali fossero i principi e le cose buone da portarmi dietro lungo il percorso e quali, invece, le cose da lasciare indietro.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
Ho cambiato tre titoli prima di scegliere il definitivo perché volevo qualcosa che rappresentasse l'essenza del libro. Ogni volta, anche a seconda del periodo storico, mi dicevo che uno fosse meglio dell'altro. Avendo iniziato a scrivere questo libro nel 2017 ne è passato di tempo e quella persona che ha scritto le prime parole della storia è cambiata così come il titolo. Alla fine ho scelto qualcosa di più corto e concreto ai fini della storia.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sarei molto curiosa di stare con Jane Austen. È una delle mie scrittrici preferite per il suo modo acuto di vedere il mondo e per la forza di affermare sé stessa. Non ha mai avuto paura di restare sola in un mondo in cui le donne si sposavano a prescindere. I suoi libri possono apparire, ad un osservatore poco attento, delle storielle d'amore e nulla più ma in realtà sono una denuncia della società del suo tempo. Un personaggio indubbiamente interessante. Quantomeno potrebbe insegnarmi a cucire, dal momento che non so riparare neanche un pedalino.
 
Ebook o cartaceo?
Indubbiamente sceglierei sempre il cartaceo per il fascino che lo circonda fintanto che si possa usare carta riciclata. La prima cosa che faccio quando compro un libro è sfogliare le pagine per annusare il profumo. Sicuramente, lungi dalla nostalgia, l’ebook è molto più ecologico e pratico. Faccio largo uso di ebook ma ci sono libri (penso soprattutto a quelli Fantasy con cartine annesse) che proprio non riesco a leggere in digitale.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Più che carriera la penso come un'esperienza e quello che ne verrà sarà tutto di guadagnato. Primo su tutto il parere di terzi che serve sempre a crescere. Ho scritto questo libro per me, ma la mia famiglia mi ha spinto a pubblicarlo per vedere terminato un processo. Mi sono convinta perché mi sono detta che se avesse potuto aiutare altri leggerlo, così come ha aiutato me scriverlo, allora ne sarebbe valsa la pena.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Stavo attraversando un periodo un po' difficile a causa degli sudi, della malattia di mia nonna e per la ricerca del lavoro. Così avevo necessità di capire chi fossi e cosa restasse quando tutto il resto sembrava vacillare. Scrivere di queste preoccupazioni e dei dubbi che mi assalivano mi è sembrato un buon modo di sfogarmi, e così è stato. Riguardo ad un aneddoto in realtà ci sono tanti piccoli fatti accaduti realmente che ho voluto inserire nel libro: per esempio il momento in cui Carlo si avvicina in maniera irresponsabile ai leoni è un fatto tratto da quanto accaduto al padre di mio cognato mente era in Africa. Senza pensarci, essendo appassionato di foto, si è lanciato fuori dalla jeep per avere una migliore visuale. Inutile dire che, sia la guida Masai, che la moglie e il figlio, l'hanno rimproverato non poco.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'emozione unica. Devo dire che senza la mia famiglia a sostegno, soprattutto mio marito, non avrei mai saputo cosa significhi. La sensazione è la stessa che si prova quando si chiude un cerchio. Quell'ultimo tratto fa la differenza.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Le prime due persone sono state mia madre e mia sorella. Ogni capitolo che scrivevo lo inoltravo per posta ad entrambe. All'epoca mia sorella viveva a Cesena e lavorava a Bologna e mi chiedeva di mandarle i capitoli del libro da leggere sul treno nel tragitto che faceva ogni giorno. Né l'una nel l'altra hanno mai letto il finale, perché quei capitoli li ho tenuti in sospeso per molto tempo. Adesso, due figli, una casa e un matrimonio dopo, mia sorella potrà sapere come terminano le avventure che aveva iniziato a leggere.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Trovo che se letto da chi di dovere l'audiolibro sia un piacere. Ne ascolto anche io diversi quando sono in auto, in aereo o anche mentre sistemo casa. È qualcosa che mi rilassa. Si ha modo di apprezzare le sfumature della lingua e si può seguire una storia anche mentre si fa altro. Certo, il piacere sta nello scegliere un lettore capace, altrimenti diventa tutt'altro.

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