3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Come dicevo prima, il libro è uno strumento straordinariamente efficace per comunicare con gli altri. Con questo romanzo, nulla di originale, mi sono unito alla folla di quanti fin dall'alba dei tempi si continua a chiedere il perché del male. Risposte? Deboli, ma per dare senso a questa vita ci si prova ugualmente a sperimentare percorsi di speranza.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
"LUCE" il titolo. Ma faticoso è stato trovare la quadra. Giorni di tentativi ed estenuanti trattative tra la speranza e la resa, tra l'oscuro e il terso. Alla fine, la prospettiva affermatasi è stata quella della moderata prospettiva positiva che giunge a intravedere "tenui chiari d'aurora". Non c'è da festeggiare, ma è un buon inizio.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Giacomo Leopardi, Emile Zola, varia saggistica di genere storico e psicologico (Vito Mancuso, Noam Chomsky, Eric Baumann e altri).
Perché? Perché sono gli autori con cui ho il dialogo migliore e maggiori affinità ideali.
6. Ebook o cartaceo?
Decisamente cartaceo. Ma prendo atto che a casa mia ormai manca lo spazio e che nella valigia non riesco a mettere tutti libri che vorrei, perciò mi arrendo alla tecnologia.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
A 14 anni ho cercato di scrivere il mio primo romanzo. Ma della cosa non feci cenno a nessuno, perché mi vergognavo e per un malinteso senso del pudore non chiesi mai consigli. D'altronde, nella piccola realtà in cui vivevo le occasioni di confronto mancarono. Perciò rimossi l'idea. Idea che riemerse prepotente nel 1997, anno in cui pubblicai il mio primo romanzo.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce con me. Frammenti sparsi di vita che un bel giorno, non saprei per quale recondito mistero della mente, riaffiorano e spingono per essere ordinati e lasciati alla memoria dei figli.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Il libro pubblicato è un figlio. Occorre altro?
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Forse i primi siete stati voi della BookSprint. Nemo propheta in patria sua e io temo sempre di tediare l'amico di turno a cui chiedere un giudizio. Giudizio che poi è sempre, chissà come mai, positivo. Il puntiglio e il pudore, come ricordavo prima, i miei tenaci ostacoli.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per apprendere una lingua straniera potrebbero essere un mezzo efficace. Tuttavia, sono molto realista e ritengo che il "progresso" non si possa e non si debba ostacolare, ma a me piace leggere e a un mio figlio piccolo non regalerei mai un audiolibro. Io sono un insegnante e constato l'aumento fortemente esponenziale di ragazzi che non amano leggere e che, anche volendo provarci, ahimè non sanno leggere. E credo che l'audiolibro non li possa aiutare in questo senso.