3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ernest Hemingway come autore di romanzi, Albert Camus come autore di saggi, e Cesare Pavese come poeta.
4. Perché è nata la sua opera?
Dopo alcuni versi e racconti scritti da adolescente, le mie prime vere poesie sono nate ai tempi dell’università, quando ho scoperto due cose: che la dittatura era insopportabile e che mi ero innamorato. Il mio unico romanzo ha le sue radici nell’inverno australe del 1974, quando fui costretto a letto e presi in mano “L’Esorcista”. Quel libro ha ispirato la scena più antica de “L’Inverno di Gunter”: il sabba della madre di Verónica. Ho scritto dieci versioni complete del romanzo in Asunción, Pittsburgh e Oklahoma, prima di pubblicare la decima nel 1987.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito moltissimo. Sebbene l’opera non è autobiografica nel vero senso della parola, è un riflesso in ognuno dei suoi aspetti linguistici, storici e culturali, nonché nella sua struttura letteraria, del mio vissuto in Paraguay, in Europa e negli Stati Uniti durante quell’epoca.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me, la letteratura è sempre un impegno profondo e irrinunciabile con la realtà, e soprattutto, con chi prova sofferenza nella realtà.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Credo ci siano diverse persone che mi hanno ispirato, aiutato e incoraggiato a scrivere la mia opera. Mia moglie Greta Gustafson è stata un’impagabile compagna durante i nostri lunghi anni in esilio; i miei colleghi statunitensi Sharon Keefe Ugalde e Tracy K. Lewis mi hanno dato nel momento decisivo la certezza che io fossi in grado di scrivere bene; il mio amico Augusto Roa Bastos mi ha consigliato con immenso affetto e pazienza su come ripulire la penultima versione del mio romanzo, che a quell’epoca era sulle 450 pagine, alleggerendolo di tutto il materiale superfluo, e adesso Tracy e la mia cara traduttrice all’italiano, Francesca Bellucci, fanno il possibile per persuadermi a finire il mio secondo romanzo, usando il metodo con cui Puccini convinse David Velasco a cedere i diritti di Madame Butterfly: stringendomi il collo.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Suppongo siano stati i membri della giuria che ha concesso il Premio Libro del Año nel 1987, che includevano César Alonso de las Heras, Alcibiades González Delvalle e Jorge Báez.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Credo che la letteratura continuerà a godere di un’enorme vitalità, tanto nella sua forma tradizionale su carta, quanto in forma elettronica.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi piace tantissimo l’audiolibro, specialmente per i non vedenti e per chi ha bisogno di guidare durante lunghe ore. Mi ha emozionato sapere che i non vedenti che assistevano comunque alle opere presentate dalla compagnia di opera della Universidad del Norte, l’unica compagnia universitaria del Paraguay - fondata tralaltro da Francesca Bellucci - mi hanno detto di aver gradito immensamente la versione in audiolibro del mio romanzo. Paradossalmente, l’e-book de” L’Inverno di Gunter” non é ancora disponibile in spagnolo, mentre invece si trova in inglese fin dalla sua riedizione a Londra questo lo scorso anno.