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18 Mag
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Intervista all'autore - Nicola Feruglio

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Per me scrivere è un processo di “digestione psicologica” come se, giunto ad un certo livello di saturazione psichica e morale riguardo una vicenda, io abbia l’intima necessità non solo di pronunciare alcune parole, ma anche di scriverle e d’incastonarle in discorsi. L’atto di scrivere, che a mio avviso assomiglia molto all’atto di meditare, è un tentativo di sublimare e di mescolare la percezione dell’io e dell’altro, del prima e del dopo, del contingente e del trascendente. Attribuisco quindi, alla narrazione, un ruolo determinante nella possibile interpretazione di cosa sia esistere o esser-ci. Un grandissimo scrittore come Rainer Maria Rilke, nella sua opera “I quaderni di Malte Laurids Brigge”, scrisse qualcosa che riesce ad esprimere in termini assoluti ciò che sto tentando di affermare: “…Io sono l’impressione che si trasforma”.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Nel mio racconto “Un senatore in entanglement”, è presente quell’aspetto della mia vita reale definibile come “il mistero della comunicazione con l’altro”. Nonostante come presidente dell’associazione Antropologia Terzo Millennio, io sia costantemente impegnato in attività culturali in varie città d’Italia e all’estero, ho fortemente voluto continuare la mia attività socio-sanitaria che realizzo a Roma attraverso una cooperativa sociale. Attività che mi mette in contatto con persone straordinarie, dedite ad affrontare i passaggi più determinanti delle loro vicende personali. Il testo narra della breve relazione intercorsa tra me e un uomo (che io chiamo il “Senatore”) che, morendo di giorno in giorno, con lucidità e delicatezza empatica, m’insegna qualcosa d’indicibile riguardo la vita.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Questo libro, è un ponte tra il mio primo saggio filosofico “L’energetismo segreto della vita” e il secondo, dedicato all’empatia, la cui uscita è prevista per l’estate 2017. Ritengo che “Un senatore in entanglement” sia uno scritto non sull’empatia, ma da essa commissionato; nel quale abitano tante ragioni seminali che svilupperò nei miei prossimi scritti. Uno scritto che tendo, mentalmente, ad associare all’intervista che realizzai e che pubblicai (sul blog - millennioenergetismocomunicazioneempatia - ) nel 2014 al mio mentore Gigi Ronchetti. Posso dire che, il valore e il significato di quest’opera, risieda nella “soddisfazione spirituale” che provai nel descrivere la vicenda del “Senatore”.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Il titolo è sempre stato “Un senatore in entanglement”, legato al fatto che, l’uomo che assistevo, palesava una nobiltà antica, spontaneamente empatica, autenticamente “senatoriale”! E questo accadeva mentre stavo preparando una conferenza sul fenomeno quantico dell’entanglement (fenomeno fisico per il quale la natura sub-atomica o interiore di tutte gli esseri è sempre in intreccio-connessione). L’analogia che ispirò il titolo del libro, era dinnanzi ai miei occhi fin dall’inizio.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Vorrei avere con me il libro “La Dottrina segreta di Anauhuac” dello scrittore Samael Aun Weor, un testo fondamentale per comprendere l’antropologia sincretica del terzo millennio, nel quale è possibile riconoscere le grandi analogie filosofiche tra il Logos platonico, il Quetzalcoatl azteco e l’Osiride egiziano, così come quelle tra, Milarepa, Zoroastro e il grande Ammonio Sacca, fondatore del neoplatonismo. Ma rispetto a qualsiasi suo libro, preferirei avere con me lo stesso Samael Aun Weor, per poter parlare con lui di metempsicosi, di energetismo e archeo-ontologia.



6. Ebook o cartaceo?

Entrambi.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Quando a vent’anni, inizia a studiare la gnoseologia di Platone, di Valentino, di Flamel, di Jung e di Samael Aun Weor, percepii nitidamente che le emozioni, i pensieri e le motivazioni che tali culture mi suscitavano, si sarebbero metabolizzate anche attraverso la scrittura.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Nel corso della mia frequentazione del “senatore”, mi è capitato spesso di sognare lui e sua moglie “Mimina”. Sogni caratterizzati da una trasparente luce diurna, nei quali ci trovavamo a casa loro, immersi in un clima antico, saturo di valori tipici di una famiglia patrizia. In queste esperienze oniriche vi erano commozione e riconoscenza, mature e composte, come se avessimo alle spalle moltissimi anni di frequentazione, e sopra tutto come se io sapessi con sconcertante chiarezza chi fossero loro, e loro sapessero con altrettanta sconcertante chiarezza chi fossi io. Accipe daque fidem.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Quando si cristallizza un proprio lavoro letterario, oratorio o pittorico, ci si trova dinnanzi ad una “fotografia psicologica”, che ti smaschera e ti libera, mettendoti dinnanzi non all’orizzonte compiuto, ma semmai dinnanzi alla visione dell’orizzonte prossimo da conquistare. L’ultima parola di un’opera compiuta, coincide sempre con la prima parola di un’opera da compiere.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Mia moglie Annarita, co-fondatrice dell’associazione Antropologia Terzo Millennio, creatura alla quale devo moltissimo, e alla quale riconosco una straordinaria “maturità emotiva” che mi fa da “specchio empatico”, e che, costantemente, mi esorta a ricercare la misura aurea in ogni cosa. Annarita fu la prima a liberare la propria commozione per la storia del “Senatore” e a dirmi: questo racconto deve essere pubblicato!



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Voglio sperimentarla.  

 

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Giovedì, 29 Giugno 2017 | di @BookSprint Edizioni

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