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25 Ott
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Intervista all'autore - Raffaele Lauriola

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vengo da Foce Varano, piccolo paesino marittimo garganico dove sono cresciuto e vivo attualmente dopo varie esperienze professionali che mi hanno portato a vivere anche altrove, in particolare in Lombardia. Attualmente mi occupo di energie alternative. Personalmente non ho mai deciso di diventare scrittore, ma ho sempre scritto, sin da bambino: ricordo benissimo l'austerità di quei momenti dove riciclavo la carta della pasta che si vendeva sfusa e la utilizzavo per scrivere i miei primi versi. Da allora non ho più smesso di scrivere, ho imparato da me stesso, da quello che sentivo e vedevo, traducendo in versi la lettura di questo mondo fatto di emozioni e non. La mia, dunque, non è stata una decisione, bensì una vocazione, se così si può definire, la penna mi chiama e la mano va da sé.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Dedico ogni istante alla poesia, i versi nascono a qualsiasi ora laddove riesco ad impressionarmi, mi fermo e scrivo in qualsiasi luogo, mi sentirei in colpa se non facessi ciò. L'ispirazione arriva spontaneamente, ma c'è un momento vitale della giornata in cui devo dedicarmi: l'appuntamento serale in cui completo i miei scritti.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

La mia concezione di poesia è quella ricca di simbolismi , figure retoriche e versi ermetici, parlo dunque dei poeti maledetti francesi, piuttosto che gli scapigliati milanesi o Montale e Quasimodo, per questa ragione non riesco a discostarmi dalla lettura dei geni del passato in favore di quelli contemporanei che, invece, si dedicano ad una poesia molto prosaica; ciò non toglie che apprezzo autori moderni come Merini, Raboni e Camus.



4. Perché è nata la sua opera?

Non esiste una motivazione concreta dal momento che, come tutte le mie opere, anche “Ars naturae”, è nata spontaneamente, senza seguire programmazioni. L' ispirazione è l'unico motivo che guida le mie opere. E' impensabile per me sedere a una scrivania e impormi di scrivere .



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Il contesto sociale in cui vivo è la colonna portante di “Ars naturae” che rispecchia, appunto, ogni elemento della mia terra che mi permette di rendere universali molti temi che mi premono. Basta menzionare "Le dune nelle conchiglie nascoste" per comprendere quanto la natura sia la mia musa ispiratrice e quanto riesca, secondo me, a regalarci valori altrimenti nascosti a causa della cecità umana.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere è un modo per raccontare la realtà, ma più di ogni altra cosa è una missione: rendere visibile ciò che non si vede, la capacità di scorgere la bellezza che si nasconde dietro una semplice carezza.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C'è tutta la mia identità in quello che ho scritto e che continuo a scrivere, da quello che sono a quello che avverto quotidianamente.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Più che qualcuno, qualcosa: la Natura in tutta la sua spettacolarità. Ho raggiunto un rapporto simbiotico con la natura tanto da intitolare questa mia opera "Ars naturae", perché non c'è nulla di più complesso che apprezzare l'arte della natura che, con la sua potente maestria, è in grado di regalarci attimi di straordinaria spiritualità e contemplazione. Mi viene in mente, per esempio: "Una goccia pende la discesa, ammira il sole prima di arrivare".



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Ai miei figli senz'altro. Loro sono partecipi passo dopo passo della stesura di ogni singola poesia e, nonostante io le custodisca gelosamente, loro ne vogliono subito una copia da conservare nelle proprie cartelle.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Certo che dalla stampa del primo libro, la Bibbia di Gutenberg, abbiamo conseguito progressi inimmaginabili e non si poteva di certo pensare, in un mondo così avanguardista, di lasciare intatto lo strumento di così tanto valore che è il libro, ma è palese, che in termini di marketing, si doveva studiare una metamorfosi vincente che è quella dell' e-book. Tuttavia, la scelta di intaccare la purezza, nonché la natura cartacea del libro, può rivelarsi strategica anche da un punto di vista culturale, dal momento che, può avvicinare questo mondo digitale alla conoscenza. Allora ben venga. Io rimango nella mia arretratezza fatta di pagine reali da assaporare.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Il mio pensiero sull' audiolibro è molto simile a quello sull' e-book e aggiungo inoltre che, nel mio immaginario, non riuscirei ad intraprendere una lettura senza stringere tra le mani un libro, purtroppo è questo un mondo dove si va di fretta e non si ha più il tempo di leggere né di sfogliare un libro.

 

 

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