2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Trattandosi di un libro autobiografico è tutto reale, o quasi. In ogni pagina, in ogni capoverso, la mia esistenza è presente con tutta la gamma dei sentimenti.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera ha significato riportare al presente cose che si stavano perdendo nel tempo. Adolescenza, giovinezza e tempi odierni, poco alla volta, stavano perdendo identità. Scrivere questo libro è stato come aprire un cassetto e svuotare il contenuto per liberarlo dalla coltre del tempo che cambia ogni cosa. Così facendo ho avuto la possibilità di mettere a confronto le cose di un tempo con quelle di oggi, giungendo alla conclusione che "si stava meglio quando si stava peggio".
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del libro è stata semplicissima: mi è bastato pensare alla storia d'amore (mia e di mia moglie) vissuta in un contesto a noi non favorevole per sentire nostalgia delle vicende meno belle vissute. Il dolce rimpianto dell'amaro, infatti, oggi ci fa apprezzare quel tempo che fu. Quell'amaro vissuto sulla nostra pelle che ci ha fatto tribolare, oggi ci appare più caro e più dolce, se non altro perché ricorda un tempo in cui ci sentivamo vivi, pronti a contrastare le avversità con la sola forza dell'amore.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
In questa ipotetica isola deserta porterei con me il romanzo "Sonia la deportata in Siberia" di Ivan Kossorowsky. Trattasi di un libro di più di 3200 pagine che ogni 3 - 4 anni mi diletto a rileggere. Questo libro, composto da 200 fascicoli settimanali, al costo di lire 30 ciascuno, era in vendita quando io ero ancora un ragazzo e mi è molto caro perché, oltre a contenere i sentimenti di tutto lo scibile umano, mi vedeva accanto a mia madre intento a leggerle questo romanzo avvincente e, purtroppo, poco conosciuto.
6. E-book o cartaceo?
Personalmente sono per il cartaceo. Un libro è sempre un libro e a parte il contenuto è un piacere vederlo esposto in un bello scaffale circondato dalle cose che più ti sono care. Purtroppo le cose cambiano e sicuramente col tempo l'E-book prenderà il sopravvento.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Il pallino dello scrittore, ma sarebbe meglio dire della scrittura, l'ho sempre avuto. Ricordo che da bambino, quando uno scrittore faceva la presentazione del suo libro in un cinema, ero sempre in prima fila. Mi aspettavo di vedere un uomo fuori dalla norma, per tutte le parole che riusciva a scrivere nel suo libro e, quando appariva sul palco, rimanevo quasi deluso. Il mio è un hobby, non una carriera, scrivo quasi per me stesso, per il piacere che sento di farlo. Quando sono andato in pensione, nel 1994, ho comprato un computer di seconda mano e mi sono messo a scrivere per passare il tempo.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Questo libro nasce dalla ricorrenza del nostro 50° anniversario di matrimonio (6 febbraio 2016) per farne dono a mia moglie e alle mie 3 figlie. Un aneddoto che mi piace spesso ricordare è quando mia moglie ed io ci trovavamo alle Cascate del Niagara per frequentare un corso base di Inglese. Spesso arrivavamo a scuola in ritardo per via della neve e anziché dire ai professori che ci dispiaceva: “We are sorry”, dicevamo: “We are happy”. Studenti e professori a ridere a crepapelle senza che noi ci rendessimo conto del perché. Un'altra volta mia moglie (incinta) ed io ci trovavamo in un grande supermercato. Sentendo lei la necessità di un bisogno, chiedemmo ad una commessa dove fosse il bagno, chiamandolo bedroom (camera da letto) anziché washroom (bagno) e così in altri due o tre supermarket. Alla fine mia moglie, non potendone più, davanti alla commessa cominciò a saltellare. Il suo gesto eloquente fu subito intrapreso bene ed ella poté soddisfare il suo bisogno.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una grande soddisfazione, un riconoscimento alla mia volontà, alla mia determinazione ad andare avanti, soprattutto quando la volontà di scrivere prendeva delle pause senza il mio volere e la voglia di scrivere veniva meno.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie che, oltre a rammentarmi episodi sfuggiti alla mia mente, mi ha incitato, incoraggiato ad andare avanti.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Quello che penso dell'e-book. Il progresso non lo ferma nessuno e questo è un bene, anche se a farne le spese sono i preziosi libri cartacei che tanto hanno dato all'umanità.