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28 Nov
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Intervista all'autore - Vanta Black

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono un ragazzo di 20 anni ed abito a Firenze. In realtà, come riportato alla fine del mio primo romanzo, diventare scrittore era un'eventualità che non avevo affatto considerato; prima di metà del 2014, infatti, la carriera che avrei intrapreso era un mistero, non avevo alcuna idea per il futuro. Poi, per puro caso, mi sono ritrovato a scrivere un'opera per un concorso letterario nel quale, ahimè, proprio per la scarsa voglia, non sono rientrato. Avevo tuttavia cominciato a crederci davvero tanto nel libro che avevo scritto, a tal punto che decisi di correggerlo finché non fosse diventato perfetto. Ed adesso eccolo qui!




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Mi sono ritrovato parecchie volte a scrivere anche di pomeriggio, ma la notte è sicuramente il momento migliore. Per qualche assurdo motivo le idee migliori arrivano prima di andare a dormire.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Paradossalmente non sono una persona che ama leggere. L'unico autore che ho letto abbastanza appassionatamente, e che in qualche modo ha anche ispirato il mio modo di scrivere, è stato H.P. Lovecraft. Per il resto mi faccio ispirare dalla musica.



4. Perché è nata la sua opera?

In realtà su pressione della mia famiglia, sebbene riportare idee interessanti su carta fosse già mia abitudine. È stato però proprio grazie a questa spinta che ho trovato la strada che da anni stavo cercando. Quest'opera racconta la vita di tutti i giorni esasperandola all'inverosimile, rendendola molto drammatica ed a tratti anche crudele, ma tutto ciò è necessario affinché le persone capiscano i temi che voglio trattare.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Sia per quanto riguarda questo romanzo sia per tutti gli altri racconti che mi auguro di poter riportare su carta, il contesto sociale in cui vivo è sempre presente: nascosti tra le righe vi sono accenni autobiografici, riferimenti alla politica, alla religione, alla tecnologia, all'informazione. Tutto viene sempre enfatizzato e reso al limite del possibile... almeno per il momento.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

È un modo per raccontare la realtà a modo mio e spero vivamente che non si avveri mai.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Una buona parte frammentata qua e là.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Sicuramente la mia famiglia, soprattutto mia madre, ed anche gli amici, che hanno creduto nelle mie capacità. Spero di soddisfare le loro aspettative. In negativo mi ha ispirato il contesto sociale in cui vivo.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

La nuova versione del romanzo, quella pronta per la stampa, a nessuno. La prima versione, quella più grezza ed embrionale, alla mia professoressa di italiano delle superiori, anche lei convinta delle mie capacità.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Secondo me il libro farà la stessa fine del vinile: alla fine lo continueremo a comprare anche solo per il gusto di poterlo toccare con mano e non solo guardare con gli occhi.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Che al momento non ho abbastanza informazioni per parlarne fregiandomi di conoscere l'argomento, quindi preferisco non dare opinioni affrettate.  


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