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30 Lug
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Intervista all'autore - Mario Ruffin

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nato a Treviso, sono vissuto alternativamente a Treviso, Asmara (Eritrea), Ponzano Veneto, Asmara ancora (dove ho iniziato lo studio di Medicina presso la sezione staccata della Facoltà di Medicina di Roma.) Successivamente mi sono laureato e specializzato a Padova in cardiologia e in medicina interna e a Torino in endocrinologia. Ho Lavorato a Treviso in Divisioni mediche ospedaliere, poi come primario medico ad Auronzo del Cadore (BL), a Tolmezzo (UD), (anche durante il terribile terremoto), a Latisana (UD) e infine a Oderzo (TV). Dopo la pensione esercito libera professione, con una mia peculiare visita globale internistica per la prevenzione e/o cura, della durata di 2 o 3 ore, con la correlazione strumentale di un panecografo total body, e altri strumenti vari di mia proprietà.




2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

“Ventimila leghe sotto il mare”, e altri libri di Giulio Verne, Primo viaggio intorno al globo terracqueo ossia Ragguaglio della navigazione alle Indie orientali per la via d'occidente fatta dal cavaliere Antonio Pigafetta (...) sulla squadra del capitano Magaglianes negli anni 1519-1522. Omero, “Iliade” ricompilato in modo leggibile per un bambino.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

È il progresso! Ma diceva Andrea Zanzotto: "In questo progresso scorsoio non so se sono ingoiato o se ingoio". Tutto questo lussuoso sviluppo tecnologico a spese cieche del pianeta e del terzo mondo è insostenibile. Non sono certo che il cartaceo verrà abbandonato.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Io sono stato indotto a scrivere da amici che hanno ascoltato le mie elucubrazioni su argomenti di varia umanità, dovute in parte alle vicende belliche, da me attraversate da bambino e ragazzo, e in parte alla mia cultura scientifica. Io non ci tenevo a scrivere per il pubblico, perché faccio il medico e non lo scrittore. Mi irritano poi coloro che pubblicano gli elaborati "poetici" riguardanti le loro personali sofferenze umane. Non mi piace il solipsismo. Per lo più si tratta di scopiazzature di temi affrontati nel passato da grandi, grandissimi e medi autori.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Amici del “Circolo Bertrand Russell” di Treviso per i quali avevo preparato questo saggetto sulle conseguenze di moderne conoscenze di genetica neo evoluzionistica. Parenti che avevano conosciuto la mia campagna giornalistica e televisiva su un metodo scientifico per distruggere la rete commerciale dell'eroina e quindi delle altre droghe. Soprattutto la mia cultura teologico-antagonista, per la quale l'incidenza della fisica e delle moderne neuroscienze e il neodarwinismo genetico, hanno contribuito a soddisfare in buona parte la mia verve illuministica.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Di coltivare indefessamente l'interrogante "perché" che lo spazio-tempo gli fornirono quando aveva 2 anni, e che volonterose forze conservative ostacolarono con mille espedienti: L'oppio del Popolo: religioni dogmatiche, circenses (il tifo sportivo), ecc. Il vecchio Montanelli, che ideologicamente non condividevo, mi suggerì: "La stampa non è libera, ma bisogna cercare la verità tra le righe". Allora io architettai il mio metodo. Cioè penso il contrario delle affermazioni scritte o televisive, provo a collegarle e ne saggio l'attendibilità.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Ho cominciato a 83 anni e ora vado per 86...



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Le prime copie corrette con la bella copertina del mio libro precedente "Il duce si è fatto male".



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

Proprio no.



10. Il suo autore del passato preferito?

Richard Dawking, Stephen Hawkin, Antonio Pigafetta, Yared Diamond



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

"In questo progresso scorsoio non so se sono ingoiato o se ingoio", Andrea Zanzotto.

 

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