3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Era ormai più di un ventennio che non scrivevo alcunché. Poi, quando, nel marzo del 2013, si è verificato l'eccezionale evento delle dimissioni spontanee di un Papa (Benedetto XVI), il sopito hobby della storia del papato è riaffiorato, per cui con pazienza, ho ricominciato, nonostante l'età, a fare il "topo di biblioteca" e a scrivere, per la prima volta a computer, il mio nuovo (e penso ultimo) libretto.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata direi quasi automatica! Infatti, il mio primo libro, pubblicato nel lontano 1979, l'avevo intitolato “Tre mesi per tre Papi”, in quanto avevo trattato l'altro eccezionale avvenimento di tre Papi che si sono succeduti dall'agosto all'ottobre del 1978 (Paolo VI, morto il 6 agosto; Giovanni Paolo I, eletto il 26 agosto e morto dopo soli trentatré giorni, e san Giovanni Paolo II, eletto il 16 ottobre 1978). Così, mi è venuto spontaneo intitolare il mio ultimo libro “Due mesi per due Papi”
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Il Vangelo di Marco in quanto narra senza fronzoli ciò che avvenne durante la vita di Gesù e, quindi, non solo interessante, ma assolutamente credibile.
6. E-book o cartaceo?
In quest'epoca moderna è necessario l'e-book. Tuttavia, a mio avviso non potrà mai del tutto soppiantare il profumo della carta stampata.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
In primo luogo non ho mai avuto la pretesa di essere uno scrittore. Nella mia vita professionale ho fatto altro; mi sono occupato di reati e di cause tribunalizie. La scrittura è stata solo il mio grande, nobile e quasi unico hobby che ho iniziato a coltivare in età già matura, anche se già "covava" da tempo.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho già risposto in parte. Posso aggiungere che l'hobby covava da quando avevo cinque anni! Infatti, nel marzo del 1939, si svolse il Conclave che espresse Pio XII. In quell'epoca, mio padre cercava di insegnarmi a leggere e mi faceva compitare le lettere sui giornali. C'erano anche i nomi e le foto dei Cardinali più "papabili". Io fui istintivamente attratto da quei volti severi e dai paramenti solenni. Così, quando mi rivolgevano la solita domanda: "Che cosa farai da grande?" Io rispondevo: “Il Papa!” In realtà avevo un'alternativa: quella del netturbino. Ma si tratta di un'altra storia, che qui non interessa.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Tutte le volte che ho visto nascere nella sua veste definitiva un mio libro, è stata un'emozione sempre nuova, quasi come quando nasce un figlio.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Non lo so di preciso. Forse mio genero, che è appassionato di storia.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un'iniziativa magnifica, che mi riporta alla mia vita di studente quando, al liceo, c'erano in classe alcuni non vedenti, ai quali leggevo i testi scolastici ed anche libri di altro genere. Allora non esistevano i registratori, per cui auspicavo che ci fosse qualcosa del genere da estendere al pubblico.