148 pagine colorate, divertenti, emozionanti, che risentono di un'eco antica inerente tradizioni e consuetudini ormai sull'orlo dell'estinzione, ricordate attraverso la musicalità delle odi, espresse nella lingua classica della napoletanità: il dialetto. Il tutto allo scopo di far capire ai giovani d'oggi il valore semplice ma fondamentale del passato e di proseguire la strada tracciata dai grandi autori napoletani del '900.
Attraverso parole, rime, immagini, versi e racconti, Gianfranco Brienza porta così il lettore in un universo fatto di evocazioni, pensieri, ricordi, in un mondo che è molto più vicino di quanto i libri di storia ci vogliano far pensare e di quanto le vecchie generazioni provano a raccontare. Per farlo, l'autore ricorre al vernacolo campano, pur non essendo di origine napoletana. Gianfranco Brienza è nato infatti ad Amelia, in provincia di Terni, nel 1944 e per molto tempo, sin dall'età di 14 anni, ha lavorato in fabbrica, senza mai fermarsi.
La prima pausa, a causa del forte stress, lunga tre anni, arriva nel 1999, e ne fa seguito una seconda, a partire dal 2004, che segna un taglio netto nella sua vita. Decide infatti di dedicarsi al suo hobby per eccellenza, la poesia, giungendo a pubblicare già nel 2004 il suo primo libro. Ma la passione per la napoletanità lo porta anche a studiare la cultura popolare partenopea e a suonare e recitare con gruppi di musica popolare e compagnie teatrali dell'hinterland napoletano.
"Uomini e tradizioni" racchiude un po' tutto questo, le feste popolari, le musiche locali e gli strumenti di antica fattura di cui si sta perdendo memoria. Non mancano poi riferimenti alle tradizioni che mescolano sacro e profano (culto della Madonna e dei santi, festa di Piedigrotta, etc.), in un viaggio imperdibile lungo le strade alle pendici del Vesuvio.