Infatti per l’autore i quattro cavalieri dell’apocalisse sono la morte, la malattia, la scienza e la religione. Erik Bussolari osserva come ognuno di questi quattro esista (è sempre esistito) solo nella nostra mente. Si parla di pensieri così radicati nella nostra mente da sembrarci naturali, esistenti al di là della nostra volontà, creati e posti al nostro intelletto, marmoreamente incisi finanche nella nostra coscienza. Secondo Erik Bussolari non è così; gli uomini hanno creato la religione, inventato la scienza, l’umanità ha dato un peso al fantasma della morte e addirittura la malattia non coglie l’uomo, ma è l’uomo che si ammala. Tali speculazioni (specialmente quelle sulla morte e la malattia) ci dicono in ultima analisi che la realtà esiste perché siamo noi a crearla. Una realtà così perfettamente creata da illuderci che essa stessa non dipenda da noi.
Erik Bussolari ci accompagna in un viaggio particolare in cui, poste alcune domande fondamentali che da sempre si pone l’uomo, non si cercano risposte tout court ma si opera in maniera originale e differente. La procedura per l’autore è passare per una metodica e ragionata demistificazione di alcuni capisaldi di molte delle cose in cui l’uomo crede da sempre, in primis scienza e fede. Se l’ultima è da sempre soggetta a giudizi e critiche la prima più sottilmente riesce a definire (con i suoi stessi mezzi) la propria veridicità.
Erik Bussolari nasce a Bologna nel 1973. Padre artigiano e madre casalinga, ci mette una vita (a suo dire abbastanza felice) per scoprire attraverso vari studi e un attenta analisi di se stesso, che tante risposte a tante domande che l’umanità si pone sono proprio dentro l’uomo, proprio dentro se stesso. Questa epifania lo conduce a scrivere “I quattro cavalieri dell’apocalisse”, questa esperienza lo porta a dissipare “il velo di Maya” e scorgerne oltre, infinite domande inutili e risposte assolute, poche utili, pochissime necessarie, nessuna impossibile.