L'arte venatoria, antica nella sua essenza, moderna nella sua compatibilità con l'ecosistema e la necessità di salvaguardare alcune specie animali, raccontata da chi la vive quotidianamente a trecentosessanta gradi. Arriva in libreria "Un bagliore nel tramonto", autobiografia di Antonio Caforio. L'opera, edita dalla BookSprint Edizioni e disponibile nel classico formato della brochure cartacea, descrive in forma di racconti brevi le esperienze di caccia dell'autore, dal Gargano agli Appennini, dalle Alpi all'Ungheria e alla Croazia, inseguendo daini, cervi, cinghiali e altro, ma sempre nel rispetto della natura, dell'animale cacciato e delle regole che disciplinano la caccia.
136 pagine vive e concrete, animate ulteriormente dalle foto vere delle esperienze narrate e dei risultati delle battute di caccia. Si passa dai primi "rudimenti del mestiere" al ruolo di "insegnante", in un percorso che ha portato Antonio Caforio a conoscere ed incontrare non solo la natura, gli animali e le piante delle zone in la caccia era o è ancora consentita, ma anche persone che ne hanno accompagnato la crescita umana e nell'arte venatoria.
Insegnando a rispettare sempre le leggi e la cacciagione, lo scrittore riesce a far entrare il lettore in un mondo talvolta, specie oggi giorno, visto con diffidenza, ma molto spesso necessario per contenere la crescita di specie animali il cui numero eccessivo potrebbe essere nocivo per l'essere umano o per l'ecosistema.
Originario della Puglia, Antonio Caforio è nato nel 1961, trasferendosi da giovane sull'Altopiano delle Murge, dove, appena scolaretto alle elementari, ha cominciato a sviluppare la sua passione per la caccia. Passione nata sicuramente seguendo il padre nelle sue campagne venatorie domenicali. Appassionato della natura e delle passeggiate all'aria aperta, predilige ancora oggi, cinquantottenne, uno stile di vita libero e un po' selvaggio, che appartiene però più a tempi passati.