«Era la prima volta che uccidevo qualcuno, così a sangue freddo, e non avrei permesso che succedesse di nuovo. Mi serviva solo un modo per combattere l’altro me. Guardai il corpo farsi sempre più lontano, nella macchia scura come inchiostro della superficie liquida, increspata dalla brezza notturna». Il primo protagonista è quello che dà inizio al cerchio di morte, ed è affetto da bipolarismo e da personalità multipla: il suo passato è segnato da un fatto tragico, ossia l’uccisione per sua mano del fratello minore, e da questo episodio lo sdoppiamento di personalità. È sia Lorenzo – tipico bravo ragazzo, lavoratore e equilibrato – e sia Francesco – individuo dalle tendenze maniacali, sadiche e narcisiste. Un giorno la sua furia si manifesta attraverso il rapimento e l’uccisione di una giovane coppia di genitori proprio davanti ai loro figli; questi, traumatizzati da quell’evento, accolgono l’anima di Lorenzo/Francesco e la fanno propria. Anch’essi sociopatici e affetti da patologie di tipo depressive e nevrotiche, fanno dell’immoralità e della malignità i principi cardine della loro vita tanto da non esitare a uccidere e a commettere atti crudeli e squilibrati.
Infine c’è Michele, il quale eredita anche lui il germe della follia e compie una strage in un locale pubblico; nel Capitolo Speciale, tutti e tre questi personaggi, in un mondo parallelo, si incontrano per rapinare una banca.
Con frasi spesso brevi e con una abbondanza di discorsi diretti, Salvatore D’Angelo costruisce questo romanzo possiede una ricchezza di particolari che arricchiscono la narrazione e la rendono attraente e piacevole al lettore. Giovanissimo e determinato nel suo intento, Salvatore D’Angelo scrive per liberare la sua anima ed il suo cuore dai pensieri che lo appesantiscono. L’esercizio di scrittura ha con il nostro autore una funzione catartica.