Marco nel giorno del suo compleanno, va a prendere a bordo della sua Harley Davidson la fidanzata. Quella sera in concomitanza del compleanno del ragazzo avevano deciso di annunciare anche il loro matrimonio ai suoi genitori ma nel tragitto il ragazzo ha un incidente che lo porta in uno stato di coma. E da lì inizia la storia, dove lui racconta in prima persona tutto ciò che accade in strada, sull'ambulanza, in rianimazione, fino al prelievo degli organi, dove interviene Raphael l’arcangelo degli infermi, che lo accompagnerà in tutto il suo viaggio. Per i genitori inizia, invece, il calvario della difficile decisione della donazione degli organi, per ridare speranza a un’altra giovane ragazza e per continuare a dare vita al loro Marco.
Una storia toccante quella di “Lettera di un condannato alla vita”, realmente accaduta, scritta con l’intento di spiegare l'attuale sistema italiano legislativo e burocratico nei casi di morte celebrale e di donazione degli organi.
Daniela Bighi conosce bene il settore sanitario perché ci lavora da 30 anni. Opera nell'urgenza su strada e nel suo percorso lavorativo ha incontrato anche molte tragedie. Sensibile e amante della vita, scrive poesie con le quali ha vinto vari premi tra cui quello internazionale “Premio Lerici per la poesia” 2003