La trama. Antonio, giovane pescatore di Alghero scampato alla guerra, e Michela, figlia di agricoltori di Ittiri, piccola frazione della provincia di Sassari, si innamorano. Dopo due anni di frequentazione clandestina, durante i quali il giovane ha modo di compiere anche numerosi viaggi di lavoro verso il Logudoro, i due decidono di uscire finalmente allo scoperto e sposarsi. Ma i loro propositi sono osteggiati in modo violento e turbolento dal padre di lei, possessivo ed ossessivo, che in tutti i modi cercherà di evitare il matrimonio. Antonio e Michela allora dovranno in tutti i modi mettere alla prova il loro amore e solo con l'aiuto di Totona e di padre Romolo, forse, riusciranno a coronare il loro sogno lungo la strada della felicità.
Nelle 82 pagine del romanzo emergono tutte le caratteristiche tipiche della terra sarda e della trasformazione del paesaggio, delle abitudini e del lavoro. Antonio, da pescatore di mare, è il primo a diventare "pescatore del lago", tra giunchi e pesce in abbondanza. Un mestiere forse più umile, forse meno rischioso, ma altrettanto importante per garantire la sopravvivenza della propria famiglia e dell'economia locale.
Francesco Masia, per gli amici Franco, nasce a Tula, piccolo paese dell'entroterra sardo, in provincia di Sassari, nel 1954. Tula che è stata ed è tuttora sede della sua vita, trascorsa in compagnia della moglie Graziella. Innamorato della letteratura e della poesia sin da piccolo, è costretto però a lasciare gli studi per impegnarsi in ambito lavorativo fino a diventare proprietario di una piccola ditta edile. È stato presidente provinciale, dirigente regionale e per 10 anni componente della direzione nazionale del gruppo imprenditori. Poi, nel 2004, un'ischemia acuto lo obbliga al riposo forzato, durante il quale riscopre il suo amore per la scrittura.
"Il pescatore del lago" infatti è il suo undicesimo romanzo, ma forse quello che esprime al meglio una maturazione artistica ormai giunta al suo apice.