Il trauma di uno strappo assai doloroso porta a galla un’esigenza di meditazione, e trova espressione nel romanzo “Tu sei il mio tempo”. Stampate nella tradizionale versione cartacea, le cento pagine del libro, pubblicato dai tipi della BookSprint Edizioni, mostrano un’anima denudata degli ornamenti inutili e pronta a rivivere con vivida intensità tutti i momenti di bellezza importanti per la vita dell’autrice Anna Labruzzo. Non è improbabile che le suggestioni paesaggistiche della sua terra d’appartenenza, così come l’impegno professionale, abbiano influenzato il suo carattere, indirizzandolo verso una lucida introspezione. Ma di certo la causa che spinge l’autrice ad una forma di autoanalisi scritta è un evento traumatico e doloroso nella sua vita (lo si evince dalla lettura e lo dichiara la stessa Anna Labruzzo nelle prime pagine del romanzo), la perdita del legame con colei che la vita la dispensa e la allevia con la propria presenza: l’insostituibile figura materna.
L’incedere è piano e lineare; il lettore scorre con veloce semplicità ogni gesto narrato, ogni emozione descritta nelle cento pagine del romanzo. Con una chiarezza stilistica degna di una buona scrittrice, Anna Labruzzo dà prova di sapere cucire tra loro - in modo tanto abile quanto snello - i singoli episodi della sua esistenza così da definire, alla luce delle considerazioni a posteriori, i contorni di ciascun singolo episodio. «So già che non sarà per niente semplice, ma voglio farlo, devo farlo e mi sfido a pensare che questo bagaglio consegnerà alla mia coscienza diversi messaggi, trovati da tempo, soffocati in un angolino giù in fondo.»