La bussola per raccontare il secolo dei totalitarismi è la vita di Benito Mussolini. Riscoprendo le origini storiche e culturali del fascismo, l’autore ci fa leggere l’humus nel quale l’uomo che diventerà il duce ha coltivato le proprie passioni, la propria inarrestabile ascesa politica fino al mesto e ineluttabile declino. Una storia individuale che però è emblematica dei travagli di un intero paese e di un intero continente.
Il libro si apre con un’approfondita rassegna delle ideologie totalitarie, a partire dalla dottrina del Partito Comunista e , fino a risalire alla Rivoluzione Francese per analizzarne il suo lascito politico e sociale. In questo crogiuolo di culture e di fermenti che attraversano la Vecchia Europa, si formano gli ardori giovanili di Mussolini, nutriti di anarchia e socialismo rivoluzionario. Micò tuttavia si spinge oltre e narra la vicenda umana del giovane Benito, anche attraverso particolari inediti, rivelando aspetti ai più sconosciuti, come quell’infanzia «inquieta e meditativa» o quella giovinezza trascorsa come operaio e studente in Svizzera che pure svolgeranno un suo ruolo formativo nella edificazione dell’utopia mussoliniana, insieme ai dolori e agli sconvolgimenti prodotti dalla Grande Guerra. È in tutte queste molteplici esperienze che trovano radici quelle che l’autore chiama «l’utopia e la follia» ed è lì che, probabilmente, va poi ricercata la ragione di quel «crepuscolo della ragione» che oscurerà la prima metà del Novecento.
Completato da un ricco apparato di documenti storici, quali articoli di giornale, lettere, discorsi, bollettini di guerra, dispacci radio, il libro di Rocco Giuseppe Micò si propone dunque come un saggio di storia politica atraverso il quale rivivere, con rinnovata sintesi, quel mezzo secolo di turbamenti che poi ha prodotto l’affermazione delle grandi democrazie europee a partire dalla nascita della Repubblica Italiana.
«La Storia – scrive Micò- non è né deve essere la pietra sepolcrale delle vicende umane né il labirinto dalle immagini fugaci e bugiarde, ma stessa narrazione veritiera di un popolo in cammino, di una civiltà che tende a rinnovarsi facendosi carico del proprio passato».