La notizia è stata ripresa da Pordenone Oggi: «Il premio che si ripete dal 1967, viene assegnato annualmente con il patrocinio della Provincia e del Comune di Pordenone a cittadini, associazioni, istituzioni pubbliche o private che si siano distinti per la loro continua e benemerita opera di assistenza disinteressata a favore di chi, per qualunque ragione, si sia trovato in condizioni di bisogno».
Miniutti, alcolista per trent’anni, è oggi impegnato in attività di volontariato. La sua stessa esistenza è la prova che dall’alcool si può uscire. Proprio in questo percorso di testimonianza si colloca la pubblicazione di “Quando nessuna fonte dissetava”. Anche Il Gazzettino di Pordenone ha ripreso la sua storia: «Ha raccontato il suo dramma interiore, che un percorso di fede e scrittura gli hanno permesso di vincere».
L’eco del suo percorso di riabilitazione, riconosciuto dalla recente premiazione, è arrivato sulle pagine di FriuliWeb: «Per lunghi anni ha conosciuto e convissuto con un disturbo-disagio dal quale pareva non ci fossero scappatoie. Ma con grande umiltà, tanto coraggio e forza di volontà ha trasformato questa sua umana debolezza per una “sete assurda” in una fonte inesauribile di risorse, che ora dona, condivide e trasmette ad altri bisognosi. Sono oltre sedici anni che ha coniato il suo motto, assunto dalla preghiera di San Francesco, che dice: “È dando che si riceve” […].
Proprio l’aver vissuto la difficoltà in prima persona l’ha reso sicuramente più sensibile e attento alle miserie e alle difficoltà dell’uomo, soprattutto, degli “ultimi”; senza mai perdere la speranza in quel Dio che affanna, ma poi ti resuscita».
È lo stesso FriuliWeb a sottolineare lo scopo nobile di “Quando nessuna fonte dissetava”: «Proprio nella visione del “dare”, che caratterizza e da valore alla sua vita, Giacomo “scrittore” utilizza il ricavato dei diritti d’autore per sostenere le sue iniziative di solidarietà e volontariato. Nell’ultimo libro racconta la sua storia con la “sete assurda”, dal lieto fine e con la speranza che i giovani si ricredano dalla convinzione che a loro non potrà mai capitare di incontrare “un inciampo” e cadere dentro una buca, così profonda, da non poter risalire».
Complimenti, Giacomo, continua così.