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11 Nov
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Intervista all'autore - Severino Osvaldo Arzani

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato in Italia. Ho vissuto, per lavoro in molti paesi dell’ Europa e per breve tempo anche in Algeria. Ho appreso il tedesco, il francese e l’inglese. Al mio rientro in Italia ho avuto qualche difficoltà con l'italiano scritto. La mia cultura italiana era rimasta al livello scolastico. Nei miei soggiorni ad Amburgo, Amsterdam, Zurigo e Vienna ho assorbito la cultura locale da autori come: Goethe, Schiller, Th. Mann, Theo Storm, Rilke e Hans Fallada, Duerrematt. Il mio lavoro era di traduttore/interprete tecnico scientifico. Non ho mai pensato di diventare scrittore.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Oggi, alla mia età, con difficoltà visive, scrivo poco. Mi capita di aiutare gratuitamente giovani traduttori a cui manca ancora sufficiente esperienza di lavoro. Durante il servizio ho scritto migliaia di pagine che poi stampate sono passate a numerose ditte italiane e straniere ed anche ad Enti governativi. Alla lettura ho potuto dedicare solo ritagli di tempo, la sera normalmente dopo giornate di lavoro di 8 - 10 ore.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ho una preferenza, per un autore specifico. Ho letto pagine di Pavese, Moravia, Neruda, G. Garcia Marques, Ivo Andric, però non si tratta di autori contemporanei.



4. Perché è nata la sua opera?

In occasione di una conferenza letteraria, parlando con autori, espressi loro alcuni miei ricordi vissuti nel tempo. Mi fu consigliato di trasferire su carta tali situazioni e considerazioni personali, la quale potevano essere utili ad altre persone, perché dalla lettura e dall'ascolto vi è sempre qualche cosa da imparare. Iniziai a scrivere brani di vita vissuta o recepita per ascolto che per anni rimase opera morta nel cassetto. Vidi sul PC l'invito della BookSprint a pubblicare e mi decisi.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Alla mia formazione letteraria ha contributo la presenza e la frequentazione di persone colte, al di fuori del contesto sociale in cui vivevo come figlio di operaio e operaio io stesso. Da ciò trassi lo spirito che mi permise di elevare la mia conoscenza e apprendimento di lingue straniere applicate al campo professionale che in un tempo breve mi portò a un livello veramente soddisfacente. Ho sempre studiato molto, anche se poi non frequentavo, perché sovente mi spostavo da una città all'altra.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Quel poco che ho scritto, fuori dal contesto professionale, rappresenta un modo di raccontare la realtà e anche sfatare tante immaginazioni esaltanti presentate da film con oggetto il servizio di sicurezza di un paese. Per esperienza personale posso dire che questi attori, operando silenziosamente, con intelligenza, non compaiono clamorosamente sulle scene, ma assicurano al proprio paese il meglio della sicurezza collettiva.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Molto, principalmente nella prima parte del racconto, non romanzo, perché esso tratta quasi esclusivamente di narrativa, con poco dialogo fra i personaggi attori. La parte centrale e terminale del racconto non mi appartiene direttamente, ma l'ho raccolta in modo confidenziale da colleghi e in alcuni casi vi sono stato presente. Ovviamente un certo intreccio sentimentale è avvenuto, ma in parte è stato enfatizzato per rendere il racconto gradevole al lettore. I personaggi e i nomi sono dettati dalla fantasia.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Come espresso in paragrafo precedente, nella mia vita ho avuto contatti con persone di rilievo in campo industriale e anche presso Enti governativi italiani ed esteri, partecipando come interprete di trattativa, rappresentando il mio paese. Da tutto questo non vi è stato alcuna persona che si sia rilevata fondamentale per la stesura del mio libro.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Al ricevimento del libro stampato ne ho donato subito una copia ai miei fratelli e amici. Da due persone ho ricevuto telefonate di complimento.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?

In verità non ho una idea precisa di quello che e-Book rappresenta. Io appartengo ormai a un mondo lontano nel quale le cose avvenivano molto lentamente. Ritengo però che si tratti di presentazione visiva del testo su schermo in luogo del cartaceo. Senza dubbio l'uso della scrittura elettronica è molto importante nel mondo di oggi. Io stesso l'utilizzo, anche se ho imparato a usarlo a oltre 73 anni di età. Sotto questo profilo penso che questa forma di presentazione video di un testo avrà certamente successo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Anche questo argomento mi è quasi nuovo. Viaggiando in treno, vedo sovente persone giovani e anche non giovani, con dispositivi portatili in mano e capsule audio nelle orecchie, le quali si estraggono dall'ambiente che li circonda e ascoltano senza dubbio qualche cosa di gradevole, musicale e altro genere. In ogni caso, però io amo toccare il libro con la mano.  

 

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Martedì, 11 Novembre 2014 | di @BookSprint Edizioni

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