Personalmente per me scrivere è come "Vuotare il sacco" e dopo si sta meglio è come avere un vero amico con cui confidarsi o con il quale parlare dei problemi della nostra società. Quindi scrivere mi dà un'emozione di liberazione e di responsabilità verso gli altri nel momento in cui è soprattutto trasmissione di veri valori di vita.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
L'esperienza concreta di vita è presente, ma tale esperienza viene trasfigurata in relazione allo scopo che ci si prefigge. Lo scopo è stato quello, nel caso del mio romanzo, di contribuire a liberare l'uomo dai pregiudizi. Nella mia raccolta di poesie, i versi raccontano le mie emozioni, i miei stati d'animo, su immagini di vita.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
La scrittura della mia opera è stata istintiva, a mano a mano che il mio romanzo" Un amore strano" prendeva corpo, sempre più lucido appariva in me lo scopo di liberare gli animi dai pregiudizi sociali. Nel mio romanzo ho trattato il tema dell'omosessualità, della sofferenza di chi non ha ancora ammesso a se stesso di essere un "diverso", della sofferenza della donna che si sentiva rifiutata, non amata: la frustrazione di una scelta non facile per lui e per lei. Per me scrivere quest'opera ha significato esprimere i sentimenti di chi vive tale esperienza e la difficoltà di accettarsi per quello che si è e il timore soprattutto di non sentirsi accettati dagli altri. Scrivere altresì la raccolta di poesie "Le parole del cuore" è come mettere in versi quadri di vita.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta dei titoli delle due mie opere è stata semplice, istintiva, non ho avuto bisogno di pensarci molto perché è sorta immediatamente dentro di me e penso sia la cosa migliore, più vera è nata dai miei sentimenti, dalle mie emozioni, dai miei stati d'animo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei con me due libri: "Poesie " di Jacques Prevert" per il suo contatto vivo con la realtà sempre messa in discussione e continuamente ricreata, per l'ironia che va a colpire la banalità, la superficialità e tutti gli aspetti senescenti della società contemporanea. Inoltre porterei ancora con me "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach, perché il gabbiano Jonathan rappresenta la guida ideale, il simbolo, di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore quando sa di essere nel giusto, nonostante i pregiudizi degli altri.
6. Ebook o cartaceo?
Preferisco il cartaceo perché si instaura con il libro un rapporto, direi, sentimentale; ciò nonostante ritengo l'ebook necessario per una diffusione più repentina del messaggio.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Scrivevo per me stessa, inizialmente solo poesie che scaturivano dal mio essere immediatamente; successivamente ho iniziato anche con la narrativa, partendo da esperienze dirette, ma trasfigurandole per affrontare problematiche esistenziali.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce dall'aver pensato a un ballerino con il problema della "diversità", l'ambiente è pertanto una scuola di ballo, dato che alla sottoscritta piace la danza e ha frequentato, per un certo periodo, una scuola di danza.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un'emozione intensa, quando si sta scrivendo, poi è come se la realtà scomparisse attorno a noi, il tempo passa e non se ne ha più la cognizione.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia figlia e si espressa in modo positivo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
La diffusione del libro e della lettura è molto importante soprattutto nella realtà di oggi, a mio avviso, troppo tecnologica, pertanto tutte le strategie che portano alla maggior conoscenza della pagina stampata sono positive.