2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c’è un momento particolare della mia giornata dedicato alla scrittura, scrivo quando c’è qualcosa che mi spinge a farlo e per cui ne valga la pena, lo faccio sempre e dovunque, pensi che quando ho un po’ di tempo libero mi diletto nella corsa in montagna la quale mi permette di spaziare con la mente ed è proprio in quei momenti che ho spesso l’ispirazione e porto con me un libricino per gli appunti in cui annoto i miei pensieri, oppure direttamente nelle note del mio telefono. L’ispirazione, infatti, arriva all'improvviso, quando meno te l'aspetti.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Facile rispondere, credo che Umberto Eco abbia un qualcosa in più degli altri, Il Nome della Rosa è l'unico libro italiano contemporaneo ad aver avuto un successo spaventoso, anche fuori dalla penisola. Eco lo reputo un uomo coltissimo, un romanziere, un saggista, un professore, un critico d'arte e di cinema, insomma un uomo preparato a tutto spettro e costruisce sempre un contesto storico meraviglioso e ben dettagliato.
4. Perché è nata la sua opera?
In una calda giornata di estate, rivedendo degli appunti e seguendo da sempre il difficile percorso della legge 54 del 2006 ho sentito la necessità di dare il mio contributo per portare a conoscenza l’opinione pubblica di quello che accade nei tribunali italiani, ambienti a molti sconosciuti, nei quali la certezza del diritto è diventata utopia, dove spesso si compiono delle gravi ingiustizie nei confronti delle persone, nello specifico oggetto del libro ingiustizie perpetrate a danno dei padri che si vedono emarginati rispetto alla cura del proprio figlio secondo un assunto di base che deve essere la madre ad occuparsi “prevalentemente” del figlio per un pregiudizio di genere. Il mio intento e’ nobile, forse anche un po’ presuntuoso, cercare di ridare credibilità ad un sistema che di credibilità ne ha perso molta negli ultimi anni, facendo emergere quelle criticità che sono palesi ed evidenti. La scrittura e’ passione, e’ condividere i propri pensieri e le proprie argomentazioni con i lettori ed io decisi di non lasciare in un cassetto il materiale raccolto negli ultimi otto anni, ma di farne un piccolo volume che spero possa essere utile.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ma poco o nulla, avrei fatto questo tipo di percorso formativo in qualunque altro posto, avevo le idee ben chiare da subito e mi sono dato a capo chino in quello in cui credevo.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Come ho detto la scrittura è passione, a me piace servirmene per raccontare la realtà in quanto mi permette di soffermarmi sulle vicende analizzandole a fondo, tornare indietro, integrare, correggere se necessario, mi permette un "tempo di cura" maggiore rispetto ad altre forme di comunicazione. La scrittura è una forma di comunicazione, non è una forma di solitudine: si scrive per raccontare qualcosa e qualcuno, poi quel qualcuno smette di avere un volto e diventa una moltitudine indistinta. Scrivo per gli altri, ed è questa la molla che mi spinge a farlo. Spesso scrivere è un modo per riflettere sulla propria vita, o anche un modo per rendere più sopportabile li dolore, altre volte è proprio il gusto, il piacere di raccontare qualcosa.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto. Ciò che scrivo è incarnazione del mio modo di essere, di pensare, non lascio nulla al caso, sono meticoloso e spacco il capello in quattro, se affronto una tematica forte come quella oggetto del mio libro non mi limito al superficiale ma devo capire il perchè accade quel che accade e cosa ha portato quella persona o quel fenomeno a comportarsi o a manifestarsi in un certo modo, qual è la sua logica di azione e soprattutto se esiste una logica di base di riferimento.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non qualcuno ma qualcosa, ma questo preferisco tenerlo per me.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A dire il vero sono stati diversi a leggerlo in quanto ho chiesto conferme circa la fluidità del testo e la comprensibilità dell'argomento essendo una tematica un pò particolare temevo di ghettizzarmi solo ed esclusivamente verso un certo target di lettori.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sì, il futuro è l'ebook che però non deve riporre in un cassetto il cartaceo poichè è sufficiente un semplice click per spegnerlo e neutralizzarlo, mentre il libro resta sempre e comunque.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi ripeterò, sono fautore di spinte innovative sempre e comunque, purché siano da ausilio e non sostitutive di una bella consuetudine come essere il nostro caro vecchio e amato libro.