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BookSprint Edizioni Blog

23 Ott
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Intervista all'autore - Asia Vaudo

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere, per me è amore. È vita. È come abbandonare il corpo e diventare qualcos'altro...come quei monaci buddisti che prima di entrare in un monastero lasciano le scarpe fuori. È come se smettessi di essere materia, come se andassi oltre la fisicità delle cose. C'è un privilegio in chi scrive, quello di tramutare tutto nel "bello", anche il dolore.

Forse è un modo per far capire che di bellezza ce n'è così tanta che non ha senso nutrirsi sempre soltanto di ciò che è più negativo, che poi fa parte anche questo della bellezza stessa, secondo me.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Potrei rispondere "niente", in quanto non ho mai vissuto una storia simile, eppure sono convinta che qualcosa che mi appartiene deve esserci sempre, perché non si fabbricano le emozioni.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Credo che ogni artista non riesca mai a trovare un senso in ciò che crea. Il libro nasce semplicemente dal voler raccontare qualcosa, poi il resto quasi "viene da sé": non ho progettato la storia, ma mi è piaciuto stare a guardarla mentre prendeva pian piano una sua forma, mentre cresceva e maturava, come un bambino. Sono partita essenzialmente dalla necessità di raccontare la tenerezza. In un periodo di crisi come questo, economica, culturale e spirituale, non si può pensare di correre ancora, di crescere ancora: bisogna voltarsi indietro, acciuffare le cose che non siamo riusciti a vedere. Non è il primo libro che scrivo, ma ho deciso di pubblicare questo proprio per la sua urgenza di raccontare sentimenti "piccoli". Penso che, certe volte, la nostra grandezza stia anche nella nostra capacità di essere piccoli.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Il titolo è venuto alla fine, ma la scelta è stata decisamente semplice.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Se mai mi trovassi su un'isola deserta, per un malaugurato caso, mi piacerebbe avere un manuale che mi spiegasse come uscirne: ad esempio, che mi insegnasse a costruire una piccola barca. Se invece sull'isola ci andassi per trascorrere gli ultimi momenti della mia vita, starei in compagnia de "Il Signore degli Anelli", uno dei più grandi capolavori letterari, sempre che io abbia abbastanza provviste da sopravvivere fino alla fine delle sue oltre mille pagine.



6. Ebook o cartaceo?

Come ha scritto Umberto Eco, "ci sono due tipi di libri: quelli da consultare e quelli da leggere", e "quelli da leggere non potranno essere sostituiti da alcun arnese elettronico". Un libro si deve prendere da una libreria polverosa, si deve tenere stretto tra le mani, si deve aprire e si deve respirare il suo odore. Si deve trattare come se fosse un'altra forma di vita, perché in fondo lì dentro si stanno muovendo delle storie, stanno parlando dei personaggi. Non si può pensare di voler infilare delle "forme di vita" autentiche all'interno di qualcosa di sottile che non ha nemmeno un odore. L'ebook ha le sue comodità, ma se si vuole leggere un libro "da leggere", appunto, si deve ricorrere all'autenticità di una rilegatura vera.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Il mio amore per la scrittura nasce con me. Da sempre mi porto dentro questa necessità. Scrivo fin da bambina; a sette anni ho scritto il mio primo "libro", se così si può chiamare. Ho continuato a scriverne molti altri, perché io credo che come tutte le cose anche la scrittura richieda esercitazione, per poter maturare, per migliorarsi sempre.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Questo libro nasce dal voler raccontare sentimenti semplici quali la tenerezza, lo stupore e la bellezza. Per rendere ancora meglio l'idea ho deciso di disegnare io stessa la copertina: ci sono Ben e Neve creati da tratti svelti, quasi infantili. Addirittura una mia amica quando l'ha vista ha detto con sincerità: "Sembra una pecora!" In effetti ha ragione, ciò che rimane più impresso è proprio questa nuvola di ricci, che poi sarebbe la barba di Ben e i capelli di Neve. Entrambi sono artisti, entrambi sembrano acciuffare la bellezza del mondo con questi ricci che quasi si allungano, che "hanno fame". Inoltre le due immagini sono in qualche modo speculari tra loro, e se si osserva meglio sembrano quasi voler formare un cuore. Sono molto vicini, eppure non riescono a toccarsi: forse è questa la tenerezza è un volersi bene senza amarsi è un innamoramento senza amore, che si addormenta nei cuori delle persone. Magari spesso le persone si ritrovano in una situazione di specularità, si ritrovano a formare questa sorta di "pecora" e non se ne rendono neppure conto.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Si prova un impasto colloso di emozioni diverse. C'è la soddisfazione di aver pubblicato già a quest'età, c'è il coraggio di mostrare un po' di te agli altri (il coraggio è fondamentale!), c'è la paura di non piacere. Ma forse, soprattutto, c'è la gratitudine. La gratitudine verso chi ti ha appoggiato sempre, la gratitudine verso il mondo che ti ha concesso un'occasione simile.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Mia sorella. Grazie a lei e alle sue "feroci critiche" sono riuscita a migliorarmi.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Non può sostituire il cartaceo, ma trovo che sia un'iniziativa interessante, un modo romantico di divorare un libro anche a occhi chiusi.  

 

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Venerdì, 24 Ottobre 2014 | di @BookSprint Edizioni

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